La Svizzera non è più neutrale: il Presidente della Confederazione Ignazio Cassis, ai microfoni della televisione francese, ha definito “molto probabile” un adeguamento di Berna alle sanzioni contro la Russia decise dall’Unione Europea. È un decisione storica, la rottura della tradizionale neutralità. Saranno congelati una serie di beni detenuti dai cittadini russi. E mentre le forze di Mosca avanzano in Ucraina – un convoglio di 60 chilometri di forze russe si sposta verso Kiev – l’Occidente accerchia Putin con altri mezzi.

Prudente la posizione del Paese fino a sabato scorso. Il governo aveva formulato una black list di circa 300 cittadini russi e quattro banche cui aveva imposto il divieto di intrattenere rapporti d’affari. Si permetteva agli oligarchi e ai milionari russi di continuare a operare nel Paese. La posizione era stata ritenuta comunque rischiosa: la Svizzera sarebbe potuta andate incontro a citazioni in giudizio e a essere giudicata fiancheggiatrice di Putin; rischiava di riprodurre la situazione della Seconda Guerra Mondiale quando Berna continuò a intrattenere rapporti economici con la Germania nazista e con Adolf Hitler. Proprio in virtù della sua storica neutralità la Svizzera non si era allineata alle sanzioni europee dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014.

La compattezza dell’Europa e del mondo occidentale ha però convinto Berna ad allinearsi. “Neutralità non significa indifferenza”, aveva detto il Presidente Ignazio Cassis in un messaggio alla nazione dopo l’invasione russa. “La Russia ha violato in maniera flagrante il diritto internazionale e la sovranità di un altro Stato”. Il Paese era comunque diviso tra il maggiore interventismo nella crisi dei Verdi e l’Udc della destra nazionalista che chiedeva di conservare la neutralità. “L’aggressione della Russia all’Ucraina è un’aggressione alla sovranità, alla libertà, alla democrazia e alla popolazione civile di una Paese sovrano“, ha affermato in conferenza stampa Cassis. “Altre democrazie devono poter contare sulla Svizzera, gli Stati che rispettano il diritto e sostengono i diritti umani devono poter contare sulla Svizzera”.

Destinatari delle sanzioni oltre a Putin anche il primo ministro Mikhail Mishustin e il ministro degli esteri Sergey Lavrov. L’Esecutivo ha anche deciso di sospendere parzialmente l’accordo del 2009 sulla facilitazione del rilascio del visto per i russi. Riprese tutte le misure decise dall’Ue nei confronti di Mosca “senza eccezioni”, ha detto il ministro delle Finanze Ueli Maurer. Il ministro della Difesa Viola Amherd ha definito improbabile la possibilità dell’uso di armi nucleari da parte di Mosca. “Guardiamo ovviamente tutti gli scenari, ma le nostre ricerche indicano che la probabilità che queste armi nucleari vengano usate è bassa”.

Secondo quanto scritto nel Dizionario storico della Svizzera la neutralità di uno Stato consiste “nella non partecipazione a una guerra tra altri Stati”. Il fine della neutralità è anche la salvaguardia della pace interna ed esterna, “in un quadro di relativa indipendenza e di rispetto del bene pubblico. In questo scenario possono essere individuate cinque funzioni della neutralità: integrazione, indipendenza, garanzia della libertà degli scambi, equilibrio e utilità”. Grazie a questa posizione la Svizzera si è mossa in diversi contesti in ambito internazionale come fattore equilibratore in missioni e negoziati di pace. “Dal punto di vista svizzero – prosegue il Dizionario – essa sembra rappresentare piuttosto un intelligente strumento di difesa dei propri interessi e la legittima strategia politica di un piccolo Stato confrontato alle grandi potenze; talvolta al realismo politico si è aggiunta l’idea di una missione umanitaria della Svizzera”.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.