Dal Chelsea ai tavoli di 'pace'
Chi è Roman Abramovich, l’oligarca russo scelto dall’Ucraina come mediatore nel conflitto con la Russia
Nelle foto pubblicate sui social del tavolo delle trattative lui non c’era, ma anche il suo portavoce da Londra ha confermato il suo impegno nel negoziato tra Ucraina e Russia, pur senza fornire dettagli specifici sul ruolo nelle trattative.
A tentare di trovare una soluzione diplomatica al conflitto in corso in Ucraina, col Paese invaso dai tank e dalle truppe armate di Mosca, da questa mattina c’è a sorpresa anche il miliardario russo Roman Abramovich. La sua presenza, come anticipato dal quotidiano israeliano Jerusalem Post, è stata richiesta da Kiev: “Gli ucraini hanno chiesto ad Abramovic di aiutarli a portare avanti i colloqui e lui è giunto in Bielorussia per partecipare alla discussione”, ha scritto la testata israeliana.
“Posso confermare che Roman Abramovich è stato contattato dalla parte ucraina per il sostegno al raggiungimento di una soluzione pacifica e che da allora ha cercato di prestare aiuto”, ha confermato il suo portavoce, che non ha chiarito l’effettiva presenza di Abramovich al Rumyantsev-Paskevich Residence di Gomel, dove si stano tenendo i negoziati.
Chi è Abramovich
Quello di Abramovich è un nome ben noto agli appassionati di calcio. L’oligarca russo è dal 2003 il proprietario del Chelsea, club di Londra che grazie agli ingenti investimenti del suo proprietario, ben superiori al miliardo di dollari, è riuscito a conquistare 5 campionati inglesi e due Champions League.
L’acquisto del club inglese è avvenuto grazie all’immensa ricchezza dell’imprenditore, che secondo le stime di Forbes nel 2020 aveva un patrimonio di 13,8 miliardi di dollari, cifra che lo ha reso l’uomo più ricco di Israele (ha cittadinanza israeliana, ndr) e il 113° al mondo.
La nascita della sua fortuna
Le sue fortune economiche sono legate in particolare a tre personaggi: l’imprenditore Boris Berezovsky e i due presidenti russi Boris Eltsin e Vladimir Putin.
Col primo era socio in Sibneft, una delle compagnie petrolifere russe più ricche e potenti degli anni ’90 e 2000. Abramovich nasce come imprenditore negli anni Ottanta, fondando una serie di aziende specializzate nel settore del petrolio e derivanti.
La svolta arriva grazie al sostegno di Berezovsky, che da poco aveva ottenuto il controllo del principale canale tv russo: quest’ultimo infatti, vicino al presidente Eltsin, riesce a convincere il leader del Cremlino ad appoggiare il progetto di Abramovich di fusione di due aziende petrolifere e della loro privatizzazione nella Sibneft. La promessa in cambio era il sostegno della campagna elettorale del 1996 col network televisivo.
La fortuna di Abramovich cresce esponenzialmente dal 1999 in poi, quando Eltsin si dimette e alla presidenza della Federazione russa arriva Vladimir Putin, con rapporti praticamente ‘simbiotici’ tra i due. Nel 2005 il magnate vende Sibnet al gigante del petrolio russo Gazprom, di proprietà statale, per 13 miliardi di dollari.
Le sanzioni
La mossa dell’Occidente contro la Russia di Putin è stata quella delle sanzioni, che hanno colpito le banche, i politici (tra cui lo stesso Putin) e anche gli oligarchi come Abramovich.
Per questo il magnate nei giorni scorsi ha comunicato la cessione della guida del club agli amministratori della Fondazione di beneficenza del Chelsea. Una mossa per staccarsi dalla società per via delle questioni legate al conflitto tra Russia e Ucraina.
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