Ricchi, ricchissimi, grazie a connessioni politiche di alto livello. È il caso degli oligarchi russi, gli uomini d’affari che approfittando del disfacimento dell’Unione Sovietica e della corsa selvaggia e scriteriata alle privatizzazioni, in particolare durante il periodo dell’allora presidente russo Boris Eltsin, sono riusciti ad accumulare immense ricchezze.

Oggi questi imprenditori, a causa dell’invasione da parte delle truppe russe di Vladimir Putin in Ucraina, rischiano pesanti sanzioni dalla comunità internazionale, in particolare da Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna.

Un patrimonio personale impressionante: nelle loro mani, contando solamente i primi 20, vi sono circa 300 miliardi di dollari. Gran parte di questi deve la sua fortuna allo sfruttamento delle materie prime, in particolare petrolio e gas, ma con uno ‘sguardo lungo’ alcuni di questi hanno anche diversificato le loro fonti di guadagno, espandendosi in altri business altrettanto redditizi e assicurandosi in alcuni casi anche un fondamentale controllo sui media.

Dopo il crollo del rublo russo, la rivista Forbes stima che i miliardari russi hanno “perso” più di 126 miliardi di dollari di ricchezza dal 16 febbraio.

Gli oligarchi più noti

Il più noto di tutti in Occidente è certamente Roman Abramovich, anche grazie all’acquisto nel 2003 del Chelsea, storico club di Londra con cui ha vinto cinque campionati e due Champions League. La sua storia da ‘oligarca’ inizia grazie alla collaborazione con un altro personaggio di questa ristretta cerchia, Boris Berezovsky: i due danno vita alla Sibneft, compagnia petrolifera che nasce e prospera anche grazie all’appoggio del presidente Eltsin. Nel 2005 verrà venduta per 13 miliardi di euro alla Gazprom, l’azienda di stato del settore energetico. Secondo Forbes, oggi l’ex proprietario di Sibneft ha un patrimonio di 13 miliardi di dollari.

Fedelissimo di Putin è Gennady Timchenko, azionista della banca Rossiya, una dei cinque istituti di credito russi puniti a livello internazionale. Stando alla rivista Forbes vale oltre i 20 miliardi di dollari ed è proprietario della holding privata Volga, possedendo quote di alcune tra le più grandi compagnie russe, tra cui Novatek, settimo produttore mondiale di gas naturale, e Sibur, gigante petrolchimico. Timchenko è anche presidente della federazione russa di hockey su ghiaccio.

Importante patrimonio è concentrato nelle mani della famiglia Rotenenber. Boris assieme al fratello Arkady possiede la banca Smp che, secondo il governo di Londra, ha beneficiato di contratti per miliardi di dollari con Gazprom. Igor Rotenenber, nipote di Boris e figlio di Arkadt, controlla invece la compagnia di estrazione petrolifera Gazprom Bureniye.

Altro nome noto è quello di Oleg Tinkov, fondatore della banca russa Tinkoff, condannato lo scorso anno per false dichiarazioni dei redditi al pagamento di oltre mezzo miliardi di dollari al governo statunitense. Nel 2014 è stato classificato come la 15esima persona più ricca della Russia, con un patrimonio netto stimato di 8,2 miliardi di dollari.

Mikhail Fridman vive tra Mosca e Londra e Forbes ha stimato il suo patrimonio  in 15,5 miliardi di dollari. L’oligarca ha creato e controlla Alpha Bank, la più grande banca privata russa, ed è tra gli ultimi a essersi arricchito con le privatizzazioni di fine millennio.

Altro oligarca dal patrimonio eccezionale è Leonid Mikhelson, presidente e principale azionista della società russa del gas Novatek, che secondo Forbes ha in dote ricchezze per quasi 25 miliardi di dollari.

La passione per il calcio

Se il prototipo di oligarca russo appassionato di calcio è quello di Roman Abramovich, la ‘moda’ si è presto allargata coinvolgendo anche Dmitry Rybolovlev e Valeri Alexandrovich Ojf.

Il primo, considerato il ventiseiesimo uomo più ricco di Russia con un patrimonio personale che si aggira sui 7 miliardi di dollari, deve la sua fortuna alla sua azienda Uralkali, produttrice ed esportatrice di potassio. Nel dicembre 2011, attraverso un trust istituito a favore di sua figlia Elena, acquista alla simbolica cifra di 1 euro la quota di maggioranza del Monaco, la squadra del Principato, con il beneplacito della famiglia reale. Nel corso degli anni che lo vedono al timone del club, il Monaco riesce ad arrivare in semifinale di Champions League e a portare nel Principato grandi campioni, come i colombiani Radamel Falcao e James Rodriguez. Nel 2017, sempre con il trust che controlla il Monaco, acquista in Belgio il Cercle Brugge, all’epoca militante in seconda serie e oggi in Pro League, il massimo campionato belga.

Valeri Alexandrovich Ojf, imprenditore nel settore del petrolio e del gas ma anche dell’estrazione di oro e altri metalli preziosi, dal 2018 è proprietario del club olandese del Vitesse. Prima di acquistare il Vitesse, Valeri Alexandrovich Ojf era stato direttore della Highland Gold Mining Company e delle compagnie petrolifere Rosneft e Gazprom.

In vigore sanzioni contro 26 oligarchi

È stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea la lista degli oligarchi russi colpiti dal terzo pacchetto di sanzioni imposto dall’Ue. Si tratta di 26 personalità tra cui spiccano Igor Sechin, Mikhail Fridman, Petr Aven e il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.

Igor Sechin è amministratore delegato di Rosneft, compagnia petrolifera statale russa e uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio greggio. È uno dei consiglieri più fidati e più stretti di Vladimir Putin, nonché suo amico personale. È stato in contatto quotidiano con il presidente russo. È considerato uno dei membri più potenti dell’élite politica russa. I suoi legami con Vladimir Putin sono lunghi e profondi. Ha lavorato con il presidente nell’ufficio del sindaco di San Pietroburgo negli anni ’90 e da allora ha dimostrato la sua lealtà. Nel 1999 Sechin è diventato vice capo della sua amministrazione di Vladimir Putin, nel 2008 vice primo ministro e nel 2012 Ceo di Rosneft. È uno degli oligarchi russi che operano in collaborazione con lo stato russo.

Mikhail Fridman è il fondatore e uno dei principali azionisti del Gruppo Alfa, di cui fa parte la grande banca russa Alfa Bank. È riuscito a coltivare forti legami con l’amministrazione di Vladimir Putin ed è stato indicato come uno dei massimi finanziatori russi e abilitatore della cerchia ristretta di Putin. Riuscì ad acquisire beni statali attraverso collegamenti con il governo. La figlia maggiore di Vladimir Putin, Maria, ha gestito un progetto di beneficenza, Alfa-Endo, finanziato da Alfa Bank. Vladimir Putin ha premiato la fedeltà del Gruppo Alfa alle autorità russe fornendo aiuto politico ai piani di investimento estero del Gruppo Alfa.

Petr Aven è uno degli oligarchi più vicini a Vladimir Putin. È un importante azionista del Gruppo Alfa, che comprende una delle maggiori banche russe, Alfa Bank. È uno dei circa 50 ricchi uomini d’affari russi che si incontrano regolarmente con Vladimir Putin al Cremlino. Non opera indipendentemente dalle richieste del Presidente. La sua amicizia con Vladimir Putin risale ai primi anni ’90. Quando era ministro degli Affari economici esteri, ha aiutato Vladimir Putin, allora vicesindaco di San Pietroburgo, nelle indagini della Commissione Sal’ye. È anche noto per essere un amico personale particolarmente intimo del capo dei Rosneft Igor Sechin, un alleato chiave di Putin. La figlia maggiore di Vladimir Putin, Maria, ha gestito un progetto di beneficenza, Alfa-Endo, finanziato da Alfa Bank.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia