La recente evoluzione degli equilibri energetici globali impone una riflessione strategica sulle scelte di approvvigionamento dell’Unione europea. Il previsto surplus di esportazioni statunitensi di gas naturale liquefatto (GNL) — stimato in circa 170 miliardi di metri cubi annui già a partire dal 2025, con un picco atteso nel 2026 — rappresenta un’opportunità ma anche una potenziale criticità per l’Europa, che rischia di trovarsi in una posizione di crescente dipendenza da forniture a condizioni sempre meno favorevoli.

I nuovi dazi

L’amministrazione americana, in un contesto di consolidamento del proprio ruolo di esportatore netto, ha avviato una rimodulazione delle politiche commerciali energetiche, introducendo dazi che mirano a massimizzare i ritorni economici in un mercato globale competitivo. In parallelo, la Cina si sta progressivamente disimpegnando dal mercato spot del GNL statunitense, orientandosi verso contratti a lungo termine con fornitori alternativi, in grado di garantire maggiore prevedibilità e stabilità.

La vulnerabilità del continente

Questo doppio movimento ha effetti diretti sull’Europa, che negli ultimi anni ha privilegiato l’accesso flessibile al GNL via mercato spot, rinunciando — per motivi geopolitici comprensibili — ai contratti di lungo periodo legati al gas russo. Tuttavia, l’esperienza recente mostra come tale scelta abbia aumentato la vulnerabilità sistemica del continente di fronte alla volatilità dei prezzi, aggravata da fattori climatici (inverni rigidi), tecnici (ridotta produzione da rinnovabili in condizioni meteo avverse) e geopolitici (tensioni commerciali e instabilità regionale). La convinzione diffusa secondo cui l’immissione di nuovi volumi di GNL a partire dal 2027 — grazie a progetti in via di completamento negli Usa, in Qatar e in Canada — porterà a una riduzione strutturale dei prezzi, appare ottimistica se non accompagnata da una riforma dell’approccio contrattuale. La sola espansione dell’offerta non può infatti garantire un effetto calmierante duraturo in assenza di strumenti di gestione della domanda e di un bilanciamento tra flessibilità e sicurezza.

L’approccio USA coerente con le logiche di mercato

L’attuale approccio degli Stati Uniti, volto a collocare volumi aggiuntivi di GNL in Europa a condizioni premium, è coerente con logiche di mercato, ma rischia di tradursi in una relazione squilibrata se l’Ue non rinegozia il proprio ruolo all’interno della catena del valore energetico. Il passaggio da partner strategico a cliente con minori leve contrattuali comporta costi economici e politici che vanno attentamente valutati. Da qui la necessità per l’Europa — e in particolare per i principali Paesi industriali come Germania e Italia — di ripensare la propria strategia energetica con un approccio realistico e plurale. Accanto alla transizione verde e alla spinta sulle rinnovabili, diventa urgente rafforzare gli strumenti di tutela contro la volatilità, anche attraverso il recupero selettivo di accordi bilaterali a lungo termine e la costruzione di nuove alleanze strategiche con fornitori in grado di offrire condizioni compatibili con le esigenze di competitività del sistema produttivo europeo. In un contesto globale in rapida trasformazione, non è sufficiente affidarsi a dinamiche di mercato. È indispensabile dotarsi di una visione geopolitica dell’energia, capace di tutelare l’autonomia strategica dell’Europa, garantire stabilità dei prezzi e assicurare la sostenibilità industriale della transizione.

Rodolfo Belcastro

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