Sono inseparabili, non sono solo nonno e nipote ma anche migliori amici. Antonio Macor e suo nipote Genny insieme esprimono tutta la forza e il coraggio di un grande amore. Genny, 20 anni, soffre di una grave forma di autismo da quando aveva 3 anni. Suo nonno tutti i giorni si prende cura di lui con la cura migliore: tutto il suo amore. “Lui lo sente e lo ricambia con baci e coccole e oggi siamo amici inseparabili – racconta il nonno – Stando con Genny ho capito cos’è un amico fidato che non ti può mai tradire: io affiderei a lui la mia vita perché sono sicuro che Genny mi salverebbe”.

Antonio e Genny vivono nel centro storico di Napoli insieme alla mamma, al papà e alla nonna. Ma tra nonno e nipote è tutta una questione di sguardi: Genny non riesce a parlare ma i due si capiscono al volo perfettamente. Passano insieme sempre tutti i giorni, il nonno lo accompagna a fare le terapie e lo aiuta in ogni momento. “Ma non sono io a insegnargli le cose – racconta nonno Antonio – È stato lui, con la sua grande sensibilità e il suo affetto, a insegnarmi che cos’è l’amore. La lezione più grande”.

E così giorno dopo giorno, passo dopo passo, sono arrivati i primi risultati. Grazie a tanta perseveranza e a un dottore che lo ha preso in carico, il ragazzo ha iniziato a dire le prime paroline. Prima mamma, poi papà poi nonna e nonno, lettera dopo lettera ce l’ha fatta. “Per me quel giorno è stata un’emozione indescrivibile – Un brivido nel sentire la parola ‘nonno’, qualcosa che avrei voluto sentire da sempre e non era mai successo ancora. Un nodo alla gola che ti dà la speranza, di poter credere che possiamo farcela”.

Le difficoltà per Genny, Antonio e la loro famiglia sono sempre state tante ma non si sono arresi. A questo si aggiungono anche le difficoltà per un ragazzo autistico dopo i 18 anni di continuare le cure. “Come può un papà dopo i 18 anni abbandonare un figlio? È questo che fa lo Stato non offrendo più le cure che sono garantite finchè un ragazzo è minorenne – continua – Dopo i 18 anni di questi ragazzi non sanno cosa farsene e questo è devastante. Se tu fai un percorso fino ai 18 anni e metti a disposizione dei soldi per portarlo avanti, perché poi non proseguire il cammino, perché non dare a un ragazzo come Genny di poter fare qualcosa, di lavorare”.

Eppure i ragazzi autistici hanno un grandissimo potenziale. “Hanno vista e udito più sviluppati – spiega Antonio – una grande forza motoria e tanto amore da dare. Potrebbero fare dei corsi per lavorare magari in un bar o in un supermercato”. Nonno Antonio si prodiga tutti i giorni anche attraverso i social per far conoscere a tutti cos’è l’autismo e cosa fare per affrontarlo con serenità e dare coraggio. Lo ha fatto anche attraverso un fumetto che ha realizzato con Genny e la nonna. Si chiama “Genny il Vichingo”, e racconta la sua straordinaria quotidianità. “Si chiama così perché questi ragazzi come Genny sono dei veri vichinghi per quello che fanno: si devono adattare ad ogni circostanza, non siamo noi che ci adattiamo a loro”, continua l’energico nonno.

Nonno Antonio sottolinea come ragazzi come Genny possano donare tanto affetto a tutti. Un affetto che non sempre è compreso e che qualche volta spaventa o suscita risate. E lancia l’appello: “Se incontrate per strada ragazzi autistici che corrono o che fanno movimenti strani non ridete, non scappate: donate loro uno sguardo di affetto, per loro è importantissimo, acquisiranno maggiore sicurezza”.

Antonio racconta quotidianamente sui social la sua vita con Genny. Così sulle pagine di “Genny autismo” il nonno racconta tutte le sue avventure con il nipote, comprese delusioni, che affronta a testa alta e i passi avanti che festeggia con gioia. “Ho iniziato a farlo per dare alle persone la forza di poter portare avanti i loro figli che soffrono di autismo – dice il nonno –  perché se non c’è amore, non c’è attenzione questi ragazzi vanno indietro, non vanno avanti. Allora dico alle famiglie di non disperarsi, ma di combattere sempre giorno dopo giorno perché chi ha costanza, forza e determinazione qualcosa di buono uscirà sicuramente come è successo a noi. E speriamo che il nostro cammino possa essere di esempio anche per altri ragazzi come Genny”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.