“Ho una settimana per trovare una casa altrimenti portano via mia figlia. Sono disperata, non so più quello che devo fare”. E’ l’appello di Patrizia De Sury, mamma di 38 anni che sta vivendo il periodo più buio della sua vita. Da un mese e mezzo si appoggia a casa di un’amica a Pianura, periferia occidentale di Napoli mentre la figlia, Alessia, 14 anni, vive a casa di un’amichetta di classe, sempre nello stesso quartiere.

Patrizia ha un marito detenuto da cinque anni e impossibilito, al momento, a lasciare il carcere di Avellino dove deve scontare un altro anno di reclusione perché non ha una residenza e quindi non può essere trasferito agli arresti domiciliari. Anche la donna da diverso tempo non ha una residenza ufficiale perché dopo aver lasciato una casa nel comune di Quarto anni fa (dove percepiva anche il reddito di cittadinanza), dove  ha sempre vissuto in abitazioni occupate abusivamente (stando a quanto riferiscono gli assistenti sociali della IX Municipalità Pianura-Soccavo) o senza un regolare contratto e quindi, alla scadenza della carta di identità, non è riuscita a rinnovarla proprio a causa di questo problema. Potrebbe richiedere la residenza di prossimità, che consente di registrare sul documento di identità un indirizzo realmente esistente nei pressi dei luoghi abituali di ritrovo, ma al momento non l’ha ancora fatto anche perché deve fare i conti con problemi di salute che si ripresentano sempre con più regolarità.

“Ho problemi polmonari e lo scorso gennaio sono stata ricoverata all’ospedale San Paolo di Napoli anche in rianimazione. Poi ho fatto delle terapie in una clinica perché non riuscivo più a camminare bene”. Ed è proprio in quel periodo che sarebbe partita la segnalazione della scuola frequentata dalla figlia agli assistenti sociali. “Per oltre due settimane Alessia non è andata a scuola. Io ero ricoverata in ospedale e lei stava da mio figlio, non ne sapevo nulla, purtroppo”. Quando Patrizia è stata dimessa ha dovuto trovare una nuova occupazione. “La mattina – spiega – mi sveglio e vado a lavorare dalle 5 alla 15 per 25 euro. Faccio, a nero, le pulizie.  Poi vado a trovare mia figlia e spesso capita che nel tardo pomeriggio vado a lavorare altrove per guadagnare di più e racimolare i soldi che ti chiedono per l’affitto, ovvero il mese corrente e la doppia mensilità anticipata”.

Gli assistenti sociali hanno fatto richiesta al tribunale per i Minorenni di Napoli di trasferire temporaneamente “Alessia in comunità perché adesso non ho la possibilità di affittarmi una casa”. E’ stato aperto un fascicolo e nei prossimi giorni è attesa la decisione. La richiesta – hanno fatto sapere gli assistenti sociali al Riformista – è scattata non per problemi relativi all’assenza di un’abitazione dove far crescere la giovane ma anche a causa del contesto familiare dove la stessa vive. “Non posso rispondere degli errori dei miei parenti. Io voglio solo un tetto dove vivere con mia figlia che continua a cercarmi e loro (gli assistenti sociali, ndr) sanno bene del rapporto bellissimo che abbiamo” precisa Patrizia.

La mancata residenza costringe la 38enne anche a non poter usufruire di un medico di base e dell’esenzione del ticket per acquistare alcuni medicinali: “Non posso pagare 70 euro, preferisco comprare del cibo o dei vestiti a mia figlia. Per i medici sono una miracolata e non dovrei lavorare, soprattutto 12 ore al giorno. Ma devo farlo perché ho bisogno dei soldi per vivere. Lavoro – spiega – e mi vogliono togliere mia figlia, figuriamoci se non lo facessi”.

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Ciro Cuozzo e Rossella Grasso