All’assemblea annuale di Confindustria, andata in scena ieri a Bologna, la diplomazia l’ha fatta da padrone. Le grandi criticità: dai costi dell’energia ai dazi, fino alle carenze di investimenti nell’innovazione sono state riportate dal presidente Orsini, ma senza calcare troppo la mano, mantenendo un tono di riguardo proprio davanti a chi, quelle criticità, avrebbe il potere e il dovere di risolverle in sede nazionale ed europea.

Roberta Metsola, presidente del Parlamento della Ue e tra gli ospiti più attesi, non fa altro che seguire il copione, senza scendere nel dettaglio. “Voglio esprimere un riconoscimento – recita la politica maltese – alla leadership di Giorgia Meloni, che ha contribuito a mantenere l’Italia al centro delle decisioni europee, insistendo su soluzioni di buon senso”. Una visione ottimistica che ripropone anche sul tema scottante dei dazi: “Sono fiduciosa che possiamo trovare un accordo”, e che estende anche alle relazioni con gli altri continenti: “Dobbiamo rafforzare – sottolinea – le relazioni esterne dell’Ue. Come per esempio con i Paesi africani a noi affini. Abbiamo il Piano Mattei come modello, e lo stesso vale per l’America Latina”.

L’intervento di Metsola srotola il tappeto per la salita di Meloni sul palco dell’EuropAuditorium: una marcia trionfale, seppur all’indomani delle sconfitte di Genova e di Ravenna, già dimenticate. Alla presenza dell’intera scena politica, con metà governo (Salvini il grande assente) e i “beffardi” oppositori in platea, la premier comincia a decantare la stabilità e i successi della sua amministrazione. Ringraziando la presidente del Parlamento europeo per l’intesa, Meloni ribadisce come adesso “L’Italia si presenta credibile di fronte a un quadro economico e finanziario di straordinaria complessità”. Ed elenca altre vittorie, cancellando ogni problema: dal giudizio in positivo di Moody’s all’attrattività italiana per gli investimenti stranieri. “La nostra economia – rimarca la premier – è solida e resiliente e lo abbiamo dimostrato. Questo lo avete dimostrato voi e non dipende dalla politica. Quello che oggi la politica aggiunge – specifica – è la stabilità del sistema e la continuità di una visione”.

Una visione, in cui tutto sembra andare per il meglio, inserita in un discorso che a qualcuno suona come retorico e velleitario. “La relazione di Emanuele Orsini all’Assemblea di Confindustria – critica sui social il leader di Azione, Carlo Calenda – sancisce, sia pure con toni molto diplomatici, il totale fallimento del Governo sulle politiche industriali. Dalla Meloni alla Metsola, una quantità di fuffa fuori scala persino per questo tipo di appuntamento”.Dal centro alla sinistra, a margine dell’incontro, la segretaria dem Elly Schlein ha ripreso il dilemma esistenziale rimasto in sospeso: “La prima grande questione che ci portano industriali e imprenditori è il prezzo dell’energia, che è il più caro d’Europa”. Un prezzo inaccettabile “sia per le famiglie che per le imprese, che così perdono competitività rispetto alle altre imprese degli altri Paesi europei”.

Allo stesso modo Michele De Pascale, governatore dell’Emilia Romagna, critico sul tema infrastrutture, assente dal dibattito, così come il ministro di rispettiva competenza: “Oggi l’unico ministro che mancava era Salvini e forse di tutta la mattinata di oggi il tema infrastrutture è quello forse meno affrontato. Sarebbe interessante nelle prossime settimane avere anche un’illustrazione delle posizioni del governo sul tema delle grandi infrastrutture, perché è chiaro che, al momento, sia abbastanza lettera morta”.

E non potevano mancare i commenti post-elettorali. Oltre al gongolare della sinistra (“Uniti si vince”, ripete Schlein), il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, lascia spazio ad alcune considerazioni: “La sconfitta di Genova pesa. Per quanto riguarda noi, c’è grande soddisfazione, perché abbiamo preso l’8%, superando la Lega e Forza Italia, con Ilaria Capua come candidata più votata a Genova di tutti i partiti”. Adesso attenzione alle regionali, che saranno “una sfida importante. “E su questo – continua Lupi – l’indicazione che ci viene da Genova potrebbe darci la strada per individuare i candidati che meglio possano competere con il centrosinistra”.