“Dobbiamo ricordare alle nostre figlie che la loro massima aspirazione dev’essere fare dei figli”. La premessa è che non siamo su Scherzi a Parte ma su Coffebreak, in onda su La7 e a illuminare il pubblico è la senatrice di Fratelli d’Italia, Lavinia Mennuni. Si è dimenticata di aggiungere: pulire la casa, accudire il marito e cucinare manicaretti di ogni genere. Però, vabbè, glielo perdoniamo. È sottinteso. La senatrice poi ha detto che “al di là delle giuste aspirazioni di realizzarsi, non dobbiamo dimenticare che esiste la necessità, la missione di mettere al mondo dei bambini. Ora userò un termine terribile – ha aggiunto – che diventerà trash: noi dobbiamo aiutare le istituzioni, il Vaticano, le associazioni, affinché la maternità diventi di nuovo cool”. Su questo, per fortuna, breve discorso ho solo un’obiezione: il termine cool è l’unico che si salva. Altro che terribile.

Terribile è che una donna suggerisca ad altre donne che la “mission” è mettere al mondo bambini, sposarsi e mettere su famiglia a diciotto, vent’anni. Che per carità può essere l’obiettivo di qualcuna ma non deve essere e non è, sempre per fortuna, la mission di tutte. C’è chi non vuole diventare mamma, c’è chi non può per problemi di salute, c’è chi non può per fattori economici, c’è chi semplicemente non ha questo desiderio. E devono sentirsi meno donne? Sono forse loro incomplete perché non hanno un pargolo?

Io direi che (ora divento banale, lo so) è cool studiare, viaggiare, fare (quando è possibile) il lavoro che si sognava da bambine (no, non è la madre il lavoro di cui sto parlando). È cool essere indipendenti, libere. Nell’anno in cui la Treccani ci dice che la parola del 2023 è femminicidio, subito dopo si è discusso tanto di patriarcato, è pericoloso, oltre che lunare riproporre il binomio donna-madre a ogni costo.
Finiamola. E non mi si venga a dire: tu non hai figli, non puoi capire. Perché c’è chi ne ha e non capisce comunque.

Avatar photo

Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.