Carla Foster ha bisogno di compassione, non di una punizione”. È con queste parole che un giudice della corte d’appello di Londra ha decretato la riduzione e la sospensione della pena detentiva di una donna di 45 anni, colpevole di aver interrotto la sua gravidanza oltre il limite di tempo legale, fatto per il quale era stata condannata a 28 mesi di reclusione.

L’evento al 2020, in piena pandemia, quando la donna, incinta all’ottavo mese, si era affidata al servizio “pills by post”, pillole per posta, introdotto durante il Covid dal British Pregnancy Advisory Servic (BPAS) per interrompere la sua gravidanza. La donna avrebbe aggirato, tramite una consultazione a distanza, i limiti del programma che miravano a facilitare l’aborto entro le 10 settimane, deadline dopo la quale la procedure deve essere eseguita in una clinica, entro le  24.

Nel maggio del 2020 la madre ha assunto per la prima volte le pillole, l’undici del mese, il travaglio. Carla, colta dal panico, si spaventa e chiama il numero di emergenza. Il decesso della bambina, nata senza respirare, è stato dichiarato 45 minuti più tardi, con l’autopsia che ha indicato come causa della morte l’utilizzo di farmaci.

Arrivata a processo ha ammesso i fatti, e lo scorso giugno era stata condannata a 28 mesi, con l’obbligo di scontare metà della sua pena in detenzione. Poi la sentenza della corte d’appello di oggi, che ha fatto leva sul profilo della donna: già madre di tre figli, che nel 2020 era da poco tornata con il partner dal quale si era separata, con in grembo il figlio di un altro. Soffriva di crisi di panico e aveva provato a nascondere la gravidanza ad entrambi gli uomini. “Pena ridotta a 14 mesi, con sospensione”, e il commento del giudice Dame Victoria Sharp, seduta con Lord Justice Holroyde e Mrs Justice Lambert, a motivare la decisione: “Un caso molto triste, che richiede compassione, non punizione”.

“La corte d’appello ha oggi riconosciuto che questa legge crudele e antiquata non riflette i valori della società odierna”, ha affermato Clare Murphy, amministratore delegato di BPAS. “Ora è il momento di riformare la legge sull’aborto in modo che nessun processo sia intentato contro una donna che sceglie di compiere azioni disperate in un momento disperato della propria vita”.

Murphy ha aggiunto che altre due donne accusate di aver interrotto illegalmente le proprie gravidanze erano in attesa di processo: “Esortiamo il parlamento ad agire e depenalizzare l’aborto con urgenza in modo che nessuna donna debba sopportare la minaccia di procedimenti giudiziari e reclusione”, ha affermato.

Redazione

Autore