“Le osservazioni del ministro della Difesa”, ha scritto il Times of Israel, “mostrano il tipo di pensiero confuso che ha afflitto i circoli di politica estera occidentali per anni: molto sentimento, poca strategia”.

Un giudizio ruvido, rivolto alle dichiarazioni che Guido Crosetto, l’altro giorno, ha affidato a un’intervista a The National, durante una visita a Abu Dhabi. Il giornale israeliano ha invitato il nostro ministro della Difesa a “smettere di dare lezioni e ad ascoltare di più”, preferibilmente rivolgendosi a qualche esperto anziché a chi conosce la regione grazie a una guida turistica scaricata da internet.

Inutile dire che non facciamo nostro un simile giudizio, ai limiti del dileggio. Ma bisogna riconoscere che Guido Crosetto si è lasciato andare a divagazioni che, se davvero non lo legittimano, almeno non lo rendono imprevedibile. Sicuramente non volendolo dire, infatti, il ministro della Difesa italiano ha detto che “soltanto avendo un Unifil forte, che coopera con le forze armate libanesi forti noi possiamo impedire che Israele entri nuovamente in Libano”.

Siamo certissimi che Guido Crosetto voleva dire che Israele, doverosamente e giustamente, si è determinato a entrare in Libano per porre fine alle minacce e agli attacchi resi possibili dalle inefficienze dell’Unifil. Guido Crosetto, cioè, sicuramente intendeva dire che Hezbollah, proprio a causa di quelle inefficienze, ha trasformato la zona di confine al sud del Libano nel proprio latifondo terrorista mentre le forze di interposizione dell’Onu, certamente in modo incolpevole, dovevano assistere impotenti alle manovre e all’insediamento di quei miliziani.

Il guaio è che questo sicuro intendimento del ministro faticava a rendersi esplicito e chiaro nelle parole diverse che egli, invece, ha pronunciato lasciando intendere quel che chiunque, purtroppo, ha inteso: e cioè che il problema dell’Unifil non era Hezbollah che, in Libano e dal Libano, scavava tunnel e lanciava missili, ma Israele che vi entrava per impedirglielo dopo che per un anno Unifil non glielo impediva.

Trattandosi tuttavia, evidentemente, di un mero infortunio comunicazionale, siamo certissimi anche del fatto che Guido Crosetto, quando gli capiterà di tornare in argomento, saprà adoperare parole maggiormente adesive ai propri genuini convincimenti. Essendo assurda l’ipotesi che egli possa anche solo immaginare che compito dell’Unifil sia di “impedire a Israele di entrare in Libano”, anziché quello di impedire che Israele sia costretto a entrarvi, siamo infine certi del fatto che Guido Crosetto non lascerà per molto senza chiarimenti i maliziosi che ne sorvegliano le parole.