“Chi toglie casa, toglie vita”. È questo che i Cioce si ripetono sconsolati. Dal 10 gennaio le picconate si susseguono e per la famiglia sono tutti colpi al cuore. È quella la data in cui la numerosa famiglia si è vista arrivare la squadra di operai che hanno iniziato a demolire la loro casa in via Brigata Bologna, Fuorigrotta. Il capostipite, il nonno Antonio, l’ aveva costruita con una vita di sacrifici, mattone dopo mattone, per dare un tetto e un punto di riferimento a tutta la famiglia. Trenta anni dopo, con utenze accordate e bollette e condoni pagati, a marzo è arriva la notifica di sgombero. La casa andava abbattuta perché costruita in un territorio a rischio idrogeologico. Ora oltre ai picconi, davanti casa, sono arrivate anche le ruspe. E la casa rischia di essere abbattuta in pochi giorni.

“Ce l’avevamo quasi fatta, ci manca davvero poco per poter dimostrare che la nostra casa non deve essere buttata giù”, spiegano le donne della famiglia mentre guardano con angoscia quel che resta, sperando che le ruspe si fermino. Già a gennaio era iniziata la demolizione di una parte della casa. Ora i giudici hanno stabilito che, ciò che resta del rudere, deve essere interamente demolito. Ma i Cioce si erano già da tempo attivati per ottenere la perizia e il via libera dell’Autorità di Bacino sull’effettivo rischio idrogeologico che sussiste su quella casa ai piedi della collina di Posillipo. 

Oggi ci riteniamo vittime della burocrazia italiana – continua Nunzia, una delle figlie di Antonio Cioce – La giudice non ci ha concesso il tempo necessario per avere le carte in regola. I tecnici hanno detto che la nostra casa non è su terreno a rischio idrogeologico, ma la carte devono essere sballottate da un ufficio a un altro. Non lo sappiamo qual è la tempistica di questi passaggi burocratici ma intanto ci potrebbero buttare giù la casa”.

“L’istruttoria relativa alla proposta di riperimetrazione rivolta all’Autorità di Bacino ha avuto esito positivo definitivo, sicché è fuor di dubbio che la rimozione del vincolo relativo al rischio idrogeologico sia da intendere come già avvenuta, tant’è che ai soli fini ‘dell’aggiornamento delle mappe’ dovrà farsi applicazione ‘delle disposizioni dell’art. 68, commi 4 bis e 4 ter, del D.Lgs. n. 152/06’”, ha precisato l’avvocato Bruno Molinaro, che assiste la famiglia nel ricorso in Cassazione. Il legale ha chiesto la sospensione della demolizione ma per il momento non c’è stata alcuna risposta, solo le ruspe parcheggiate sotto casa.

Molinaro sottolinea anche una certa velocità per la decisione, “si è concluso in un lasso temporale particolarmente contenuto, poiché tra la data di presentazione della proposta di riperimetrazione avvenuta il 3 novembre 2021 e la definizione del procedimento conclusosi in data 29 novembre 2021 sono trascorsi appena 26 giorni”. “I tempi per l’abbattimento per noi sono brevi, ma sono lunghi ad ogni risposta che dobbiamo ricevere”, chiosa Morena, la nipote di nonno Antonio. Per la famiglia una decisone che corre certamente più veloce delle carte.

I Cioce ammettono di aver costruito una casa più grande di quanto consentito e mesi fa hanno anche provato a proporre al giudice la demolizione dei metri in eccedenza. “Niente, nemmeno questo andava bene, la casa bisognava buttarla giù e basta”, continuano. “E nel frattempo viviamo in un momento di sconforto totale – conclude Nunzia – Vedo mio padre che sta sempre peggio, allettato. Mia madre è disperata e piange sempre e noi siamo in balia delle onde, non sappiamo cosa fare. Ma non abbiamo intenzione di arrenderci, ce la stiamo mettendo tutta”, conclude Morena.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.