Riforma della Giustizia
Riforma Bonafede, ingiusta e anche costosa

Ogni anno in Italia circa 1000 innocenti finiscono in carcere. Ciascuno di loro subirà da questa esperienza danni incalcolabili per la vita privata, gli affetti, la famiglia, il lavoro e la reputazione. Perché spesso queste vicende processuali si trascinano incredibilmente a lungo, prima di risolversi. La riforma della giustizia che sospende la prescrizione dopo il primo grado di giudizio e che – tanto voluta dal Ministro della Giustizia Bonafede – entrerà in vigore dal prossimo gennaio, pone quindi l’urgente problema della violazione di garanzie individuali e di correlati principi costituzionali. Ma non solo: è una riforma che costerà moltissimo alle casse dello Stato perché, aumentando a dismisura la durata dei processi penali, incide sulla tenuta del principio della ragionevole durata del processo.
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Secondo le rilevazioni del Ministero della Giustizia, infatti, la percentuale dei processi “a rischio Legge Pinto” – cioè a rischio di irragionevole durata, sanzionata con salati obblighi di indennizzo per lo Stato – è del 44,5% nel giudizio di appello e del 18,9% nel giudizio di primo grado. Forse allora il Ministro Bonafede dimentica che delle conseguenze di questa riforma dovrà rispondere lui stesso. E ne dovrà rispondere con il capitolo di spese obbligatorie numero 1264 del Ministero della Giustizia, che ogni anno raccoglie la “somma occorrente per far fronte alle spese derivanti dai ricorsi proposti dagli aventi diritto ai fini dell’equa riparazione dei danni subiti in caso di violazione del termine ragionevole del processo”. Già oggi, secondo le ultime stime pubblicate dalla Corte dei Conti, il debito verso i cittadini per irragionevole durata dei processi è di 340 milioni di euro. E non potrà che crescere. Perché la violazione dei diritti ha un costo e anche di questo qualcuno dovrà un giorno rispondere.
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