Si parla tanto di prescrizione. Il ministro della Giustizia ne ha fatto il suo cavallo di battaglia. La tenuta della maggioranza dell’attuale Governo sembrerebbe dipendere da questo. Addirittura il nostro sistema giudiziario non funzionerebbe senza «questa riforma epocale della prescrizione». Magari fosse vero, magari… Invece mai battaglia sulla riforma della giustizia in Italia fu così sbagliata come questa sulla modifica dei tempi della prescrizione. Battaglia portata avanti poi da un ministro che di mestiere fa l’avvocato: la cosa è ancora più grave. Ma cos’è quest’oggetto misterioso? Perché la ami o la odi?

La prescrizione è quel meccanismo giuridico che estingue i reati dopo un certo periodo di tempo dal fatto. È chiaro che l’importanza della prescrizione è dettata dal fatto che questo istituto giuridico determina l’estinzione del reato decorso un tempo stabilito dalla legge. Di fatto ha una sua logica ma da molti anni in Italia si è parlato di prescrizione soprattutto come un problema: in Italia la regola entra in conflitto con la frequente lunghezza dei procedimenti. I dati statistici sono chiari: molte indagini si prescrivono perché cominciano tardi e a volte finiscono tardi. Molti processi poi finiscono con assoluzioni senza sentenza perché i reati sono prescritti.  Pur condividendo che l’estinzione di un reato, senza che venga stabilito un colpevole o anche un innocente, non è cosa buona e giusta, di chi è la colpa e perché questo accade nel nostro ordinamento? Come evitare che rimangano impuniti i colpevoli e liberare, dopo anni di lunghi processi, chi invece poi verrà assolto?  Proviamo a proporre delle soluzioni: velocizzare i processi, informatizzare sempre di più i nostri Tribunali, aumentare il personale di Procure, Corti d’Appello, Tribunali e Cassazione. Potrebbero essere “idee interessanti”, forse possono sembrare banali, ovvie o fattibili. Sono soluzioni che possono non piacere ma su una cosa ci si ci trova tutti d’accordo: non sono modifiche anticostituzionali! Possibile che non ci si renda conto che introducendo “il blocco della prescrizione” addirittura dopo il primo grado di giudizio, anche in caso di assoluzione, si è di fronte ad una norma aberrante? Che allungherebbe solo a dismisura la durata di un processo e che lederebbe palesemente la dignità di un innocente, di un colpevole ed anche di chi è parte civile o parte offesa in un processo? In Italia la prescrizione è legittima difesa! È divenuto strumento necessario proprio per difendere gli imputati dall’eccessiva lunghezza dei processi e delle indagini. Il nostro Paese – non lo dico io ma le statistiche – è uno dei Paesi europei dove i giudici impiegano più tempo a concludere un processo penale, dove i processi sono più lunghi, dove anche la fase delle indagini ha tempi lunghissimi.

Bloccare la prescrizione porterebbe ad ulteriori allungamenti dei tempi della giustizia, e non perché gli avvocati non avranno più convenienza a usare tattiche dilatorie: le tattiche sono usate a volte dalle procure che cercano la prova mentre si svolge il processo e non nella fase delle indagini. Per non parlare dell’intenzione stravagante di bloccare la prescrizione anche per gli imputati che venissero assolti in primo grado, mettendoli a rischio poi di attendere anni prima di un giudizio definitivo senza poter neanche contare sulla prescrizione. «Con più risorse, in termini di magistrati e personale amministrativo, i processi saranno più veloci» ha spiegato il ministro Bonafede. Condivido le affermazioni del ministro e rilancio: signor ministro velocizziamo i processi, pretendiamo che tutte le parti in causa abbiano pari dignità e lanciamo dalla finestra del suo ufficio la riforma anticostituzionale che ha in mente di fare.  Se lo farà io sarò sotto la finestra ad “acchiappare al volo” la riforma per evitare di sporcare Via Arenula e riporre la carta nell’apposito contenitore previsto per la raccolta differenziata. Nel frattempo il Paese Le sarà grato perché avrebbe contribuito e renderlo un Paese civile e giusto.

Antonia Postorivo

Autore