«La Severino va abolita perché lede i diritti delle persone, ho pagato sulla mia pelle l’assurdità di questa legge. Mi dispiace che il mio partito la pensi diversamente. Queste sono vicende che non riuscirai mai a comprendere se non ti toccano personalmente». Le parole del consigliere regionale Marco Nonno arrivano subito dopo la presa di posizione di Fratelli d’Italia rispetto al referendum per la riforma della giustizia. Il partito guidato da Giorgia Meloni, infatti, ha fatto sapere che appoggerà solo due dei quattro quesiti ammessi dalla Corte costituzionale, «ossia quello sulle separazione delle carriere e quello sull’elezione del Csm».

A dirlo all’agenzia Ansa è il deputato Andrea Delmastro, responsabile nazionale Giustizia per il partito. «Ma non potremo appoggiare gli altri. Ad esempio sulla custodia cautelare – spiega – perché mette a rischio la sicurezza e sulla legge Severino, perché se venisse abolita lascerebbe troppa discrezionalità ai giudici, sarebbero loro a decidere caso per caso e questo mi spaventa». La posizione di Fratelli d’Italia si scontra, inevitabilmente, con le vicende giudiziarie che hanno travolto il consigliere regionale Marco Nonno (all’epoca dei fatti contestati, cioè la protesta di Pianura nel gennaio 2008 per la riapertura della discarica, consigliere comunale).

Il decreto legislativo che porta la firma dell’ex ministro della Giustizia Paola Severino prevede incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna. Per coloro che sono in carica in un ente territoriale basta anche una condanna in primo grado non definitiva per l’attuazione della sospensione, che può durare per un periodo massimo di 18 mesi. Ed è quello che è successo a Marco Nonno, assolto dopo quattordici lunghi anni dal reato di devastazione, è condannato in Appello a due anni di reclusione (pena sospesa) per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Attuata la legge Severino, Nonno è fuori dal consiglio regionale.

«Esistono tre gradi di giudizio – commenta Nonno – Io sono stato assolto dal reato di devastazione, mi hanno tolto l’interdizione dai pubblici uffici, vengo condannato a due anni in secondo grado, con pena sospesa, dopo aver fatto 13 mesi di custodia cautelare e devo anche accettare di essere sospeso a causa di una legge che non vale nulla? – aggiunge – Il partito segue le logiche del parlamento, seguirò le linee di partito in tutte le azioni istituzionali ma oggi che sono sospeso dai miei incarichi, posso esprimere il mio voto e il mio pensiero e nessuno me lo può vietare. Sulla mia pelle ho sperimentato l’assurdità di un processo durato quattordici anni». Fratelli d’Italia si è detto contrario anche a votare Sì per porre limiti all’abuso della custodia cautelare. Strumento utilizzato nella stragrande maggioranza dei casi a sproposito, senza tenere conto degli effetti devastanti sulle vite di chi viene incarcerato, magari in attesa del processo.

«Io sono stato quindici giorni in carcere, ho sempre criticato lo strumento della custodia cautelare – afferma Nonno – Bastava mandare un avviso di garanzia e probabilmente avremmo comunque fatto quattordici anni di processo ma senza la detenzione in carcere. Non trovo corretto che l’interrogatorio di garanzia venga fatto dal giudice delle indagini preliminare che ha firmato l’arresto. Preferirei che venisse fatto da un giudice terzo e non dallo stesso che ti ha fatto arrestare. Non c’era bisogno di scaraventarmi in galera. Di fatto sto subendo gli stessi effetti di una pena accessoria che io non ho avuto. Questa è giustizia?».

Nel frattempo, e stata convocata per martedì 22 febbraio la giunta delle elezioni per discutere del caso di Marco Nonno. Lo ha comunicato il presidente del Consiglio regionale Gennaro Oliviero in apertura di seduta, ricordando che lo scorso 9 febbraio è stato notificato il decreto del presidente del Consiglio che ha disposto la sospensione dalla carica del consigliere Nonno, a decorrere dall’11 gennaio. Per il momento, quindi, restano congelate la sospensione dell’esponente di FdI e la surroga di Carmela Rescigno.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.