Salvini l’aveva detto chiaramente, la coalizione di centrodestra si è “sciolta come neve al sole”, con ultimo prova d’appello nel referendum sulla giustizia promosso dalla stessa Lega e dai Radicali. 

Ebbene, anche in questo caso arrivano dei distinguo che certificano come tra il ‘Capitano’ e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni i rapporti sono ormai ai minimi termini. 

Meloni, che col suo partito ha firmato quattro dei sei requisiti referendari promossi da Carroccio ed eredi di Pannella, che martedì vedrà anche il decisivo parere della Consulta, ha compiuto una marcia indietro che ha fatto suonare un campanello d’allarme in casa Lega. 

La strategia di FdI si è andata infatti differenziando: “Troviamo incomprensibile che questi temi, nell’acclamazione trasversale del discorso di Mattarella, non possano trovare rapida soluzione legislativa in Parlamento, facendo risparmiare centinaia di milioni di euro agli italiani”, ha detto in un’intervista a La Stampa la Meloni, annunciando nei prossimi giorni una mozione in Parlamento.

Insomma, l’obiettivo di Fratelli d’Italia è quello di impegnare il governo Draghi a legiferare sul tema della giustizia, ad esclusione dei due quesiti che il partito non condivide: quello sull’abuso della carcerazione preventiva e sull’abolizione della legge Severino.

Una posizione che ha sorpreso il Carroccio, che sperava di poter ricucire gli strappi del Quirinale con il referendum sulla giustizia, che nelle intenzioni avrebbe riunito su un tema sentito tutto il centrodestra. Così La Stampa riferisce dei commenti duri arrivati dalla Lega alla mossa degli ‘alleati’: “I quesiti toccano questioni costituzionali, non si possono certo cambiare con un emendamento votato dal Parlamento”, spiega l’avvocato Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega.

Il sospetto che filtra negli ambienti del Carroccio è che la mossa di Fratelli d’Italia sia l’ennesimo tentativo di spaccare la maggioranza di Governo, dai ‘comodi’ banchi di unica opposizione dell’esecutivo guidato da Mario Draghi. Una missione non complicata, in effetti: è ben nota la differenza di vedute sui temi della giustizia tra il centrodestra di governo e il Movimento 5 Stelle e un parte del Partito Democratico.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia