Ha fatto e sta facendo molto discutere la fiction della Rai ispirata alla vita di Leonardo Da Vinci. Una storia, quella ripresa in Leonardo, romanzata secondo alcuni o proprio innestata di sana pianta su alcune direttrici della biografia dell’artista. “Questa produzione è stata ispirata da eventi storici reali”, si legge alla fine delle puntate e quindi le critiche e le osservazioni sulla veridicità del prodotto si sono sprecate. Otto puntate, quattro prime serate. Protagonisti gli attori Aidan Turner e Matilda De Angelis.

Accanto a questi anche Giancarlo Giannini e Freddie Highmore. Non un biopic, ma una serie tv crime, mistery e thriller. O almeno questo è quello che si propone. L’omicidio è quello di Caterina da Cremona, assassinio e giallo da risolvere proprio in apertura della fiction. A interpretare Caterina da Cremona è Matilda De Angelis. L’attrice italiana del momento dopo l’ottima figura al Festival di Sanremo da madrina e conduttrice della prima serata, e dopo il film L’incredibile storia dell’Isola delle Rose e la serie tv The Undoing con Nicole Kidman e Hugh Grant.

Caterina però è un personaggio inventato di sana pianta. Leonardo Da Vinci conobbe una cortigiana chiamata Cremona, come ricorda lo storico Giuseppe Bossi, ma dopo il 1513. La donna interpretata da De Angelis è sorta di musa, più di una migliore amica, una specie di amore platonico. Il Corriere della Sera ha definito “ridicolo” il turbamento di Leonardo per la sua omosessualità e il rifiuto della stessa Caterina.

Perché Leonardo Da Vinci, secondo le ipotesi di molti studiosi, era omosessuale. Non risultano relazioni con donne, non si sposò e non ebbe mai figli. Probabilmente ebbe delle relazioni con gli allievi Melzi e Caprotti. Sigmund Freud, nel suo Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci, ha interpretato una nota di Leonardo come la fantasia di un atto di sesso orale. Un’analisi che diede il via a una re-interpretazione di tanti altri episodi della vita dell’artista.

Quello che è certo è che Leonardo Da Vinci affrontò un processo nel 1476 per sodomia insieme con altri quattro giovani fiorentini, tra cui due di famiglia patrizia. Il processo si concluse con un ammonimento ed è stato ricostruito anche nella fiction – tuttavia non per la denuncia di un pittore ma per una denuncia anonima. Non manca chi dice che quel processo fu basato su calunnie che volevano screditare l’artista.

Il produttore Luca Bernabei, ad di Lux Vide, ha difeso il suo prodotto in un’intervista a Il Corriere della Sera: “Di base abbiamo cercato espedienti per esplorare la sua mente e il suo animo. Siamo stati rispettosi, proponendo scenari plausibili. Infatti sono arrivati i complimenti di Franceschini e la Rai ci ha chiesto la seconda stagione. Non è una lezione di storia. Ma per fare chiarezza su tutte le discrepanze, abbiamo lanciato un podcast che sta già andando molto bene”. La serie è stata comprata anche da Amazon Uk e negli Stati Uniti.

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Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.