Riportiamo in seguito il testo integrale di una lettera scritta da un detenuto nel carcere di Secondigliano di Napoli al direttore del Riformista Piero Sansonetti.

Salve Dott. Piero Sansonetti

Sono ***** *******,
vi invio questa mia, per far conoscere i soprusi e gli abusi che sto subendo. Mi trovo in carcere per 416bis. Ma sono innocente: ho lavorato in un autolavaggio in Sicilia, altro che mafia, lavoravo più di 14 ore al giorno per 20 euro! Mi trovo qui a Secondigliano e da più di un anno, non posso parlare con i familiari, perché me lo hanno impedito. Ho fatto più richieste per poter parlare con i miei familiari e avere il numero di telefono contenuto nel mio telefonino sequestrato dalla polizia siciliana, ho chiesto al Magistrato di competenza ma non ho avuto nessuna risposta. Qui chiedo di poter parlare con il mio ambasciatore e non vogliono, non mi fanno parlare, non so cosa fare, mi tengono ristretto, non so l’italiano, non mi fanno parlare con i miei familiari e con il mio ambasciatore.

Qui in carcere, per noi detenuti, non esistono diritti!!! Siamo sovraffollati, ammassati come sardine, in celle strette, anguste e non abbiamo neanche un metro quadro per detenuto per muoverci. La sanità non funziona, qui se hai una malattia che si può curare ti fanno morire, ho visto e vedo detenuti che muoiono e altri che stanno morendo e non se ne fregano. Vi faccio presente che la maggior parte dei detenuti sono presunti innocenti, qui ci arrestano per niente, innocenti, e questi magistrati corrotti ci condannano da innocenti e rovinano la vita nostra e dei nostri familiari. Qui in Italia c’è la pena di morte mascherata, che ti fanno morire in carcere, non vogliono che un detenuto si inserisca realmente in una nuova vita in libertà, in modo che la persona lavora onestamente.

Qui non esistono benefici e applicano a tutti la Mafia, ma la vera mafia sono loro, che ci schiacciano, ci tolgono la libertà, rovinano le nostre famiglie e ci fanno morire in carcere e nessuno fa niente. Ti chiedo di aiutarmi per avere i miei Diritti, e di far conoscere la mia precaria e amara situazione attuale in modo che qualcuno possa intervenire. Io solo così posso farmi sentire. Qui in carcere non mi danno la possibilità di fare niente. Non posso parlare con il mio ambasciatore e soprattutto con la mia famiglia. Se puoi far sapere la mia situazione e mandare in qualche associazione che mi può aiutare. Non voglio fare atti estremi, ma qui in carcere ti portano loro ad arrivare a determinati atti, come violenza o suicidio, che più di tutti i casi di suicidio non è vero, sono le guardie che ammazzano i detenuti e poi gli mettono una corda al collo, o il lenzuolo e dicono e fanno dichiarare che si è impiccato. Ci sono altri omicidi che hanno fatto le Guardie e che li lasciano prendere metadone e grossi quantitativi di psicofarmaci e dichiarano che se li è presi il detenuto, non è per niente vero!!! Concludo e mi auguro che mi aiuterete.

Nell’attesa, il Detenuto **** ***********, C.C. Secondigliano (Napoli).