L'appello per la democrazia in Iran
“Libertà e diritti in Iran”, ma l’Unione Europea si sfila
Il Primo Ministro della Slovenia, Janez Janša, ha rivolto un appello per la democrazia in Iran, intervenendo alla Convention annuale del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana di metà luglio. «Gli iraniani meritano democrazia, libertà e diritti umani e devono essere sostenuti con fermezza dalla comunità internazionale». Ha poi aggiunto che «il regime iraniano deve rispondere delle violazioni dei diritti umani», in riferimento al massacro di oltre 30.000 oppositori politici avvenuto nel 1988, a opera di una Commissione, detta della morte, di cui faceva attivamente parte l’attuale Presidente iraniano Ebrahim Raisi, come raccontato dalle pagine di questo giornale il 28 maggio scorso. Janez Janša ha parlato da Primo Ministro in carica di un Paese che, tra l’altro, dai primi di luglio ha assunto la Presidenza di turno dell’Unione Europea.
C’è dunque da andarne fieri. Eppure, a causa di questo suo pensiero è in corso una forte tensione tra Unione Europea e Iran. Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano ha condannato le dichiarazioni di Janša definendole «inaccettabili, contro le norme e lo spirito diplomatico». Lo stesso Ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif ha subito chiamato il Rappresentante della politica estera europea Josep Borrell per sapere se quanto detto da Janša rappresenta la posizione dell’Unione europea. «Certo che no», ha rassicurato Borrell specificando che non ha nulla da dire in merito alle opinioni del Premier sloveno. Conosciamo l’accondiscendenza dell’Europa nei confronti del regime iraniano, ma di fronte alla presa di distanza da questa tanto naturale quanto necessaria presa di posizione a tutela dei diritti umani e della democrazia in Iran qualche domanda a Borrell va fatta. Lo spagnolo Alejo Vidal-Quadras, ex Vice Presidente del Parlamento Europeo e il nostro Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, ex Ministro degli Esteri, a nome di In Search of Justice (ISJ) gli hanno scritto per sapere su cosa si trova in disaccordo con Janša e se non ritenga anche lui che il popolo iraniano meriti democrazia, libertà e diritti umani e che gli iraniani meritino un sostegno da parte della comunità internazionale, così come l’accertamento delle responsabilità dei massacri compiuti nel 1988 come tali riconosciuti da organismi delle Nazioni Unite. Un chiarimento Vidal-Quadras e Terzi lo hanno chiesto anche per quanto riguarda il tenore della conversazione telefonica con il Ministro iraniano Zarif. Ha forse fatto pressione affinché condannasse le parole del Premier sloveno?
A cosa porta l’accondiscendenza nei confronti di regimi opprimenti e oppressori come l’Iran lo abbiamo visto anche di recente, quando un diplomatico iraniano ha ordito un attentato dinamitardo proprio durante la Convention del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, tenutasi a Parigi nel 2018. Sulla condanna di questo agente e dei suoi complici da parte di un tribunale belga non ho sentito una parola di Borrell. Mentre in Iran continuano le esecuzioni capitali e la repressione di ogni forma di dissenso, oggi sotto l’egida dell’attuale Presidente Ebrahim Raisi, definito dagli stessi esponenti del regime come un “campione della forca”. La Convention del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), con la sua componente fondamentale, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo dell’Iran (MEK), è stata un successo con decine di interventi da parte di ex Primi Ministri, Ministri degli Esteri, parlamentari e personalità del mondo libero e democratico che hanno chiesto l’accertamento delle responsabilità per crimini contro l’umanità da parte del regime e del suo Presidente appena nominato, Ebrahim Raisi.
Alle reazioni di tipo politico e diplomatico si aggiungeranno i tentativi di discredito del CNRI e del MEK con riviste, siti e social media a opera di agenti del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza iraniano (MOIS). L’esempio più recente di agente reclutato per la disinformazione è Hadi Sani-Khani, un ex agente del MOIS residente in Albania. In una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite nel febbraio 2021, ha svelato una nuova e scioccante campagna di demonizzazione, spionaggio e terrorismo contro il MEK e ha affermato di essere pronto a testimoniare e dimostrare le sue rivelazioni con documenti e ampie prove davanti a qualsiasi tribunale o autorità imparziale. Anziché dunque essere accondiscendenti con questo regime e continuare a cercare la riapertura del negoziato sul nucleare, Borrell e l’UE dovrebbero unirsi a coloro che chiedono la messa in stato d’accusa di Raisi per crimini contro l’umanità e il nostro stesso Governo dovrebbe esprimersi in tal senso.
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