L’Italia con qualche anno di ritardo ha seguito l’esempio di Francia, Cina, Russia, Turchia e Stati Uniti organizzando un vertice con i paesi africani che andasse oltre ad incontri ministeriali. A Roma in questa due giorni, datata a novembre e poi spostata a fine gennaio, si sono presentati una quarantina di rappresentanti di paesi africani con 13 presidenti, 5 vicepresidenti e 8 primi ministri. Il rapporto con il continente africano negli ultimi 20 anni ha visto un lento deterioramento degli storici legami con l’Europa, soprattutto a causa di politiche di vecchio stampo e della mal riposta fiducia su classi dirigenti corrotte e screditate. La Francia è il paese che ha pagato il prezzo più alto di questa miopia che ha permesso ai cosiddetti emerging powers come Cina, Russia e Turchia di scalzare la “vecchia Europa”.

Gli ultimi tre anni hanno visto ben 8 colpi di stato abbattere politici vicini a Parigi ed insediare giunte militari sostenute da Mosca spostando così l’asse strategica e geopolitico dell’Africa Subsahariana. Proprio questi paesi non hanno accettato l’invito dell’Italia: Mali, Guinea, Burkina Faso e Niger hanno infatti deciso di non avere più rapporti con le nazioni europee, tutto per obbedire agli ordini di Mosca. Il Mediterraneo allargato è il primo obiettivo di questo vertice che vuole creare un ponte con l’Africa su un ampio ventaglio di materie che spaziano dalla situazione securitaria alla transizione energetica fino alla formazione. Ma ovviamente si guarda al continente africano soprattutto per energia e gestione del flussi migratori, le due questioni determinanti per l’Italia. I primi investimenti interesseranno alcuni paesi chiave come Marocco, Algeria ed Egitto nel Mediterraneo, ma anche il Golfo di Guinea ed il Corno d’Africa. L’Africa è anche un enorme mercato dove vendere i propri prodotti, una cosa che Turchia e soprattutto Cina fanno ormai da anni consolidando la loro presa economica.

Le prospettive di crescita per il continente africano sono notevoli sia a livello economico che demografico, basti pensare che 5 paesi fra gli 8 che stanno accrescendo la popolazione mondiale sono proprio africani. Impressionante numericamente la crescita della Nigeria, grande assente a Roma, che raddoppia la sua popolazione ogni 25 anni ed è calcolato che nel 2050 un bambino su 13 al mondo sarà nigeriano. Per questi motivi l’attenzione all’Africa ha ricominciato a crescere in Europa, ma sarà molto complicato scardinare la presa di russi, turchi e cinesi che hanno pesantemente investito in Africa e con la trappola del debito sono diventati i padroni di tutte le infrastrutture presenti. Per l’Europa si prospetta un lavoro molto complicato che potrà avere successo soltanto se verrà fatto come Europa, superando tutte le divisioni nazionali e dimostrando un’unità di politica internazionale davvero concreta.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi