Parioli, Roma. Esterno giorno (il balcone di casa): con un colpo di pistola alla tempia Antonio Catricalà, 69 anni, mette fine alla sua vita. Avvocato diventato grand commis d’État, membro del Consiglio di Stato, sottosegretario ai rapporti con il Parlamento (governo Monti), ministro dello Sviluppo Economico nel governo Letta, a lungo Garante Antistrust e attuale presidente di Aeroporti di Roma.

Cattolico praticante, professionalmente attivo, assiduo al circolo del Tiro al piattello che ai Parioli rimane il club dell’upper class, Catricalà sarebbe caduto vittima della depressione. Delinea subito quel perimetro la persona a lui più vicina, la moglie Diana Agosti che dirige alla Presidenza del Consiglio il dipartimento delle Politiche Europee. Il Presidente di Aeroporti di Roma aveva ricevuto l’ultimo incarico la settimana scorsa. Il Consiglio direttivo dell’Istituto grandi infrastrutture, infatti, pochi giorni fa aveva nominato presidente l’ex magistrato ed esponente del governo Letta. Nella carica di presidente Igi era succeduto a Luigi Gianpaolino, alto magistrato di lungo corso, morto il 2 novembre 2020 per un malore improvviso.

Dall’Igi ci rispondono sotto choc. «Abbiamo appreso increduli la notizia, aveva appena inaugurato una stagione intensa e ricca di prospettive». E non tanto per dire. Al telefono il segretario generale del centro ci rivela di aver intrapreso con il presidente Catricalà un fitto rapporto, anche se l’incarico di Presidente lo aveva accettato solo il 18 febbraio scorso. «Si era messo subito al lavoro, due riunioni in presenza nei primi cinque giorni di attività, con una serie di incontri che teneva a fare, di iniziative cui stava iniziando a lavorare». Approfondiamo la natura dell’incarico: qualcuno parla di nomina pubblica, ma è sbagliato. Il centro studi Igi, ci viene detto, è una associazione privata e ha per finalità quella di approfondire i temi degli appalti pubblici nei loro aspetti normativi, anche in vista degli investimenti europei in predicato di arrivare.

È il Segretario generale Igi, Federico Titomanlio, ad aprirci la schermata del suo cellulare: «Questo gruppo Whatsapp è stato creato quattro giorni fa da lui. E’ stato il neo presidente Catricalà a dirmi “Bisogna fluidificare la comunicazione interna, apriamo una chat tra tutti i membri del direttivo così ci aggiorniamo in tempo reale, tutti allineati”. Era così che lo abbiamo conosciuto solo la settimana scorsa: pieno di energia, vitale, veloce. E determinato a produrre risultati». Non solo buone intenzioni. «Questa nella chat è una comunicazione di ieri (martedì, nrd). Qui stavamo fissando la riunione di giovedì 25, pomeriggio. Ecco il suo intervento, qui ci chiede di posticipare di un’ora la nostra call perché l’ora prima avrebbe avuto un’altra persona da incontrare». Stiamo parlando di recentissimi aggiustamenti nell’agenda di oggi, giovedì 25, richiesti da Catricalà appena poche ore prima dell’estremo gesto. Domando se avessero l’impressione di avere a che fare con una persona fortemente depressa.

«Ma che dice? Era più vitale di tutti. Guardi qui i suoi frequenti interventi, il suo impulso all’agenda. Era super attivo, positivo, determinato». Niente lasciava presagire il gesto? «Proprio no. Ed è per questo che siamo increduli. Una persona che nella giornata di martedì sistema per bene gli appuntamenti del giovedì, non si spara in testa il mercoledì mattina». Mentre si susseguono le attestazioni di stima della politica e i più autorevoli messaggi di cordoglio delle istituzioni vanno alla famiglia, gli amici personali di Catricalà, nella high society del Tiro al piattello dei Parioli sono letteralmente scioccati. L’avvocato Massimiliano Sammarco non trova le parole. «Non è possibile», ripete. «È incappato in qualcosa di brutto», ipotizza.

L’economista Fabio Verna è attonito. «Mai avrei potuto immaginare da una persona così attiva e impegnata che potesse essere caduto in una depressione così grave». Si parla di un tumore all’ultimo stadio, il colpo finale che avrebbe spezzato quel filo invisibile che separa la vita a colori dalla depressione più nera. L’avvocato d’affari Paolo Zagami – anch’egli socio del Tiro a volo, calabrese come Catricalà – lo frequentava assiduamente ed insieme stavano lavorando a più di un progetto, da sviluppare nelle prossime settimane. «Iniziative, presentazioni di libri, tra Roma e la Calabria. Sono devastato, era una delle persone su cui si sapeva di poter fare affidamento per determinazione, organizzazione, costanza». Il professor Gianluca Maria Esposito, che insegna diritto amministrativo a La Sapienza, aveva con Catricalà una consuetudine ventennale rinnovata in questi ultimi giorni.

«Non sapevo affatto che fosse malato e questo mi ha colpito, perché ci vedevamo spesso, anche a tavola e in contesti familiari», ricorda. «Era un uomo di Stato, sempre umile e con la testa sulle spalle. Sono atterrito due volte: per la sua morte e per aver appreso le circostanze di questa morte». Circostanze inspiegabili, ripete per tre volte il giurista. «Non è spiegabile. Due volte ci siamo parlati nell’ultima settimana. Rileggo i suoi ultimi due messaggi sul cellulare, sempre pronto a rispondermi… Alla vigilia della formazione del governo Draghi qualcuno fece girare il suo nome. Lo chiamai per sentire se fosse vero. “Farei il consigliere solo a titolo gratuito”, aveva risposto. Non aveva ambizioni di governo ma era di quegli statisti sui quali sai di poter sempre contare, soprattutto nei momenti difficili», aggiunge il professor Esposito.

«Depresso? Non lo avrei mai detto. Con me era sereno, lucidissimo. E innamorato della sua famiglia, era non solo padre ma nonno e parlava con grande gioia del suo nipotino». Il futuro, insomma. Interrotto all’improvviso da un unico colpo di pistola alla testa.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.