I sondaggi, quel barometro capriccioso della politica, suonano un campanello d’allarme per il governo tedesco. Dei tre partiti di governo, l’SDP è scesa di dieci punti percentuali da quel 25,7% ottenuto nelle ultime elezioni del Bundestag tedesco del 2021, mentre i liberali dall’11,5% sono più che dimezzati ed ora viaggiano intorno al 5%. Solo i verdi rimangono stabili intorno al 14%.

È anche in questo contesto che va letta la discussione di queste settimane in Germania intorno alla nuova legge di bilancio sulla quale pesa, come una spada di Damocle inesorabile, la sentenza della Corte Costituzionale Federale che ha sancito la violazione delle regole fiscali ed ha lasciato, per il solo quadriennio 2024-2027, un buco di bilancio di 60 miliardi di euro, pari a circa un quarto dei fondi complessivi. Tra le azioni i cui fondi sono stati cancellati dalla sentenza della Corte ci sono i finanziamenti per il clima e la trasformazione green che includono incentivi per la ristrutturazione degli edifici, la mobilità elettrica, la produzione di idrogeno e per la localizzazione in Germania di nuove fabbriche di chip. Tutte iniziative care non solo ai verdi, ma anche agli altri partner della coalizione che governa a Berlino.

La copertina del diffusissimo settimanale Spiegel di qualche settimana fa era eloquente: “La caduta del saputello, come Olaf Scholz sta portando il Paese nel caos finanziario”. Già c’è una inflazione galoppante che, specie nei Länder meno ricchi, sta aiutando moltissimo la crescita dell’opposizione ed in particolare dell’AfD, il partito di destra radicale il cui leader sabato era a Firenze alla convention di Salvini. Se accanto a questi aumenti del costo della vita il governo sarà costretto a fare tagli ai bilanci così pesanti, tutto questo rischia di essere la classica goccia che fa traboccare il vaso della fragile coalizione di governo.

Nel mentre il ministro delle finanze, il liberale Lindner, considerato un falco dei conti pubblici, continua ad essere irremovibile sulla soluzione più semplice, quella cioè di aumentare il debito tedesco mettendo in discussione le regole che la Germania si porta avanti dai tempi della Merkel, quelle del “Schwarze null”, del nessun euro in nero, del bilancio in pareggio. Imponendo questa regola anche a tutta Europa, come noi italiani ricordiamo bene. Molti analisti dicono che il governo non supererà questo scoglio. Ma anche se lo supererà, il problema si rifletterà inevitabilmente sul bilancio dell’Unione, sul conseguente sostegno a Kiev e, in ultimo, su tutta l’economia europea, di cui la Germania dovrebbe almeno sulla carta essere la principale locomotiva. E a sette mesi dalle elezioni europee, questo non fa che aumentare le nuvole su un cielo che già limpido non era.

Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva