Legale, ma difficile da trovare. Necessaria, ma portatrice di pregiudizi. La cannabis terapeutica in Italia è ancora un problema, con tanti pazienti che chiedono maggiori tutele per garantirsi le cure. L’ultimo caso eclatante è quello di Walter De Benedetto, uomo affetto da una malattia neurodegenerativa invalidante che ha bisogno di cannabis medica per contrastare la patologia, ma viste le difficoltà pratiche nel reperirla ha dovuto mandare un messaggio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre a farsi intervistare in tv e chiedere aiuto ai Radicali.

Ma oggi su questa materia è stato fatto un passo storico. Infatti i membri della Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (CND) si sono riuniti oggi per votare una serie di misure proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità su una riforma internazionale della cannabis. La Commissione si è espressa su sei raccomandazioni, tra cui è stata approvata quella più importate: la declassificazione della sostanza dalla tabella VI (la più restrittiva, tabella nella quale si trovano sostanze come eroina e cocaina) poiché, come indicato dall’OMS, perché è stato riconosciuto il valore terapeutico. L’Unione Europea ha votato compatta, unica eccezione per l’Ungheria di Orbàn.

Il ricorso alla cannabis terapeutica nel nostro Paese è consentito da 13 anni se in possesso di regolare prescrizione medica, ma molto spesso il fabbisogno è superiore alla produzione e all’importazione del farmaco. Per questo i pazienti a volte sono costretti anche all’autoproduzione. Secondo il report Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020 dell’International Narcotics Control Board, l’Italia ha un fabbisogno di 1.950 kg all’anno di cannabis medica. A fronte di tale domanda, sulla base di quanto pubblicato sul sito del Ministero della Salute, lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM), nel 2019, ha distribuito il prodotto per soli 157 kg. Lo Stato italiano, quindi, per provare a rispondere alla domanda interna, ha dovuto acquistare 252 kg di cannabis dall’Olanda.

Tra chi per un periodo si è prodotto la cannabis c’è proprio Walter De Benedetto, che ieri è stato intervistato da Le Iene insieme al deputato di +Europa/Radicali Riccardo Magi. Proprio il deputato lo scorso 31 ottobre aveva portato al paziente l’inflorescenza della pianta da lui coltivata durante la disobbedienza civile #IoColtivo, organizzata dall’associazione Meglio Legale lo scorso aprile. Qualche giorno dopo Magi è andato al Commissariato Trevi di Roma e si è autodenunciato per cessione di cannabis.

Per Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale: “La decisione dell’Onu di oggi è un passo in avanti decisivo per far cadere i tabù che hanno impedito ai pazienti come Walter de Benedetto di curarsi, e a medici e ricercatori di fare il proprio lavoro. Speriamo che presto sarà possibile prendere in esame anche le raccomandazioni rigettate, e speriamo davvero anche il nostro Governo, e in particolare il Ministero della Salute di Roberto Speranza ne faccia buon uso. Per esempio per per ritirare il decreto con il quale solo un mese fa classificava come sostanza stupefacente il CBD (una molecola di cannabis senza effetti psicotropi). Decreto attualmente sospeso in attesa di pareri scientifici: ecco oggi ne abbiamo avuto uno autorevolissimo. Quale miglior giudizio di quello dell’Organizzazione mondiale della sanità, ratificato dall’Onu, potremmo pretendere?”.