La battaglia di Elon
L’ultima crociata di Elon Musk, il miliardario di Tesla contro lo smart working: “Non è più accettato, fanno finta di lavorare”
Dopo la battaglia contro la cosiddetta “ideologia woke”, termine che negli Stati Uniti viene utilizzato in maniera dispregiativa per descrivere chi presta attenzione alle ingiustizie sociali, in particolare su genere ed etnia, Elon Musk si intesta una nuova crociata.
L’istrionico multimiliardario, l’uomo più ricco del mondo e proprietario tra le altre cose di Tesla e SpaceX, si è scagliato contro lo smart working, il lavoro da remoto che in questi due anni di pandemia di Coronavirus è diventato fondamentale in tutto il mondo per contrastare il virus.
Oggi è infatti emersa sui social una mail interna di Tesla, inviata dalla società al suo “executive staff” nella giornata di ieri, 31 maggio, in cui nell’oggetto si legge che il lavoro da remoto “non è più accettato”. “Tutti quelli che intendono lavorare da remoto – scrive Musk nella mail interna- devono essere in ufficio per un minimo (e sottolineo *un minimo*) di 40 ore a settimana”, un impegno lavorativo “inferiore a quello richiesto a chi lavora in fabbrica”.
Rivolgendosi dunque ai suoi manager, a quei lavoratori che non devono operare nelle catene di montaggio delle gigafactory Tesla, ma sembra evidente che la disposizione di Musk si rivolgerà anche ai tecnici che lavorano al software delle auto Tesla.
La direttiva aziendale è stata confermata su Twitter dallo stesso imprenditore. Musk ha infatti risposto al profilo ‘Whole Mars Catalog’, particolarmente seguito sul social per occuparsi proprio di tematiche legate a Musk. “Hey Elon, molte persone stanno parlando di questa mail. Vuoi dire altro alle persone che credono che lavorare in ufficio sia un concetto antiquato?”, ha scritto il proprietario dell’account. A sorpresa è arrivata la risposta di Musk, che ha sottolineato come “dovrebbero far finta di lavorare altrove”.
Elon to Tesla team: no more remote work pic.twitter.com/aSmZAAOm7G
— Whole Mars Catalog (@WholeMarsBlog) June 1, 2022
Una posizione, quella del CEO di Tesla e SpaceX, che resta una anomalia nel variegato mondo delle aziende americane. Esemplari i casi di Meta (ovvero il gruppo che comprende Facebook, Instagram e WhatsApp), Spotify, DropBox e Twitter, che dopo il Covid-19 hanno autorizzato i dipendenti a lavorare in modo permanente da casa.
E se gli operai che lavorano nelle catene di montaggio delle gigafactory Tesla ovviamente non possono ricorrere allo smart working, fa discutere che il lavoro remoto non sia concesso neanche ai manager o agli ingegneri del software: per Musk devono essere tutti in sede.
© Riproduzione riservata