Giuseppe Conte ne ha combinata un’altra delle sue. Ha imbastito una crociata contro la Difesa, rea di “mandare armi in Israele” confondendo l’invio di armi (come nel caso dell’Ucraina) con il commercio tra privati. E ignorando che il governo ha bloccato anche quest’ultimo, dopo il 7 ottobre. Andiamo per gradi.
Ecco Conte: “Durante il question time alla Camera abbiamo chiesto al governo di dare un segnale concreto sul cessate il fuoco in Medio Oriente. Il ministro Tajani non ci ha risposto evidentemente su questa richiesta concreta, dopo di che sia lui che Crosetto hanno dichiarato che, rispetto alla nostra richiesta di disporre la sospensione sia pure temporanea delle forniture militari a Israele, il governo l’avrebbe già disposta dal 7 ottobre: di questa circostanza il Parlamento non ne è a conoscenza e allora devono chiarire”.

Il governo Meloni, a dirla tutta, aveva puntualmente dato attuazione alla sospensione della fornitura di armi a Israele, in conformità con la legge 185 del 1990 e i suoi regolamenti attuativi. L’articolo 1 di questa normativa proibisce espressamente l’export e il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato, contrariamente ai principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Conte non lo sapeva, e pazienza. Come ha ben raccontato chi lo conosce più da vicino, come Beppe Grillo, ha dovuto fare il corso da premier in pochi giorni. E la scarsa preparazione genera, come è noto, molta ansia. L’aggressione verbale a Montecitorio nei confronti del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stata smodata. Guido Crosetto riassume così: “L’ex presidente Conte ha insultato il governo, rappresentato da Tajani, urlando ‘Codardi e vigliacchi’ ed intimando di sospendere la fornitura di armi a Israele. Parla senza conoscere. Sarebbe meglio informarsi. Il governo sta portando aiuti umanitari”. Ed è normale farlo, in una zona martoriata dai bombardamenti in ogni direzione, con aerei militari. Lo stesso protocollo degli aiuti umanitari italiani inviati in ogni focolaio di crisi in cui la cooperazione italiana è volata sulle ali della Difesa, come fu già all’epoca dell’operazione Arcobaleno con l’Albania – presidente del Consiglio, Massimo D’Alema – quando si impiegarono numerosi C130 militari per portare generi alimentari e presidi sanitari al di là dell’Adriatico.

Sempre Crosetto deve specificare, tramite un tweet, che il numero di licenze concesse prima del blocco era limitato, rappresentando lo 0,27% dell’export totale dell’Italia nel 2023. Nel biennio in cui Conte guidava il governo, le vendite di armi a Israele erano state più consistenti, raggiungendo 28 milioni nel 2019 e 21 milioni nel 2020. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato che il picco delle esportazioni di armi verso Israele è avvenuto durante il mandato di Conte come premier. Tajani ci legge il tentativo di Conte di sfruttare politicamente il conflitto in Medio Oriente per differenziarsi dal Partito Democratico, ritagliandosi uno spazio più a sinistra. Il gelo tra i dem per l’uscita del leader dei 5 Stelle. Pina Picierno non si tiene: “Conte ha detto una sciocchezza, tenta di barattare per quattro voti il posizionamento dell’Italia”. E anche dalla sinistra dem, Andrea Orlando lo rimprovera: “No a interventi estemporanei”. La fuga in solitaria del Melènchon in salsa pugliese non convince il Nazareno. Schlein prova a fare buon viso a cattivo gioco, rispondendo in una intervista Tv: “Proviamo a non toglierci il consenso l’un l’altro, stando insieme all’opposizione”.

Nonostante le critiche, Conte continua a chiedere spiegazioni sul motivo della sospensione, domandandosi se il governo ritenga che Israele abbia intrapreso un’azione aggressiva anziché di autodifesa o se sia stata motivata da gravi violazioni dei diritti umani. Fumogeni accesi a bordo campo per non ammettere di aver detto una corbelleria. I dati messi in chiaro dal Ministero della difesa rivelano peraltro un dettaglio che lo staff di Conte non sembra aver colto: quasi tutto il budget dei 9,9 milioni di euro di “tecnologia bellica” bloccata dal governo riguarda sistemi di comunicazione. Non proprio armi letali, par di capire. Con buona ragione gli ambienti vicini al ministro Crosetto fanno pesare che “Conte dovrebbe leggere meglio le dichiarazioni ufficiali”. Conte è deciso ad occupare lo spazio barricadero, a riscaldare il brodo antimilitarista che una volta era appannaggio di Alessandro Di Battista. Se leggesse i documenti, potrebbe addirittura scoprire che l’Italia non ha mai importato molte armi in Israele. Ne esporta, invece. Ne compriamo noi da loro. Per 9,8 milioni di euro complessivi, nel 2022. Chissà se per Conte il commercio internazionale può rimanere ancora libero e aperto.

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.