La posizione comune in Europa è la condanna agli attacchi di Hamas nei confronti di Israele. Per il resto vige l’anarchia rispetto alla reazione da intraprendere come comunità. È quanto sta succedendo in queste ore all’interno dell’Unione Europea, in particolare nella Commissione Ue guidata da Ursula von der Leyen, da dove emerge parecchia confusione sul da farsi, soprattutto in merito ai fondi per lo sviluppo destinati ai palestinesi.

Lo stop agli aiuti europei

Prima era arrivato lo stop immediato allo stanziamento dei fondi. A comunicarlo era stato il commissario europeo all’Allargamento Oliver Varhelyi, perché “la portata del terrore e della brutalità contro Israele e il suo popolo è un punto di svolta. Le cose non possono andare come andavano di solito” ha detto Varhelyi. Per questo erano stati sospesi i pagamenti destinati alla popolazione palestinese, in attesa del riesame dei programmi di assistenza già messi in campo per 691 milioni di euro. Decisione magari discutibile, dagli effetti sconosciuti, ma comunque netta.

Il contrordine

Dopo poche ore, però, è arrivato il contrordine. Lo sloveno Janez Lenarcic, commissario europeo per la cooperazione internazionale, con un post su X (ex Twitter) ha dichiarato che gli aiuti umanitari ai palestinesi proseguiranno finché necessario, perché si rende “imperativo proteggere i civili e rispettare il diritto internazionale umanitario”. Questo al netto della ferma condanna all’attacco terroristico di Hamas.

Due posizioni che si scontrano in assenza di un comunicato ufficiale, mentre Ursula von der Leyen, che dovrebbe dirimere la questione facendo chiarezza sulla linea intrapresa dalla Commissione, rimane in silenzio. Nel frattempo però anche i singoli Stati hanno da ridire, ognuno con le proprie posizioni su cui si arroccano: Spagna, Irlanda e Lussemburgo, per esempio, hanno già preannunciato la loro contrarietà a possibili tagli.