Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, milanese Doc, è colpito dai disordini di questi giorni. Partiti dal quartiere Corvetto, non indicano un episodio isolato. I cassonetti incendiati, le bombe carta e i fumogeni di Milano sono tra le tante manifestazioni violente che da un mese percorrono l’Italia, di volta in volta con una firma e un cappello diversi. Bologna, Roma, Torino hanno visto occupazioni, cortei, “incidenti” simili. E sabato, a gettare benzina sul fuoco, lo sciopero generale. Diversi i cortei che attraverseranno la Capitale. Quello dei Cobas sfilerà sotto al Ministero delle Finanze, partendo da piazza della Repubblica sabato mattina. Non mancheranno, è facile previsione, le occasioni per rialzare la tensione in piazza.

Esiste un problema di gestione nell’ordine pubblico e nelle politiche di contrasto alla microcriminalità a Milano? Il sindaco sta rispondendo nel modo giusto?
«La città di Milano presenta sicuramente criticità perché non è governata dal 2020. L’amministrazione Sala si è sottratta più volte alla responsabilità di agire quando avrebbe dovuto. Gli episodi di violenza e i reati che si stanno verificando segnalano l’assenza della politica, che dovrebbe invece farsi vicina ai bisogni delle fasce deboli e trovare soluzioni condivise».

“Rivolta sociale”. Il leader della Cgil Maurizio Landini alza i toni, seguono occupazioni nelle università, proteste dei centri sociali e la periferia milanese si infiamma. Che succede?
«Le parole di Landini sono state inopportune. Invocare la rivolta sociale non è certo un atteggiamento responsabile, peraltro per sostenere l’aumento degli stipendi dei lavoratori che sta a cuore a tutti e su cui il centrodestra ha investito una buona parte delle risorse disponibili in Legge di Bilancio. Con questo non vogliamo dire che le parole di Landini siano state la causa degli scontri, non vogliamo accusare direttamente Landini e contribuire, così, ad alimentare un clima di contrapposizione che danneggia solo le istituzioni ed il dibattito politico. Noi siamo sempre per il confronto».

Secondo lei, dietro le quinte si può intravedere una strategia comune?
«Non credo che esista una strategia comune, esiste però una diffusa irresponsabilità. Abbiamo più volte sostenuto la necessità di abbassare i toni da parte di tutti perché è chiaro che non esiste un pericolo fascista e nessuna tentazione di derive autoritarie, così come chi manifesta legittimamente e nel rispetto delle regole non è una zecca rossa ma un cittadino che esercita una prerogativa costituzionale».

Le manifestazioni dei Propal, sempre più spesso connotate da episodi di violenza, possono perfino saldarsi con elementi di radicalismo islamico?
«Abbiamo fiducia nel lavoro dei nostri apparati di sicurezza. Dal punto di vista politico non possiamo sottovalutare il pericolo che le manifestazioni di sostegno alla Palestina possano essere strumentalizzate anche da elementi violenti estranei al contesto culturale europeo. Tutti vogliamo la fine della guerra e degli spargimenti di sangue, ma vogliamo anche la sicurezza di Israele e di tutti gli israeliani. Per questo sosteniamo l’azione diplomatica del nostro Governo».

Il banco di prova della tensione sociale dovrebbe spingere i riformisti e chi vuole avere cultura di governo a contrastare e condannare con forza questi episodi…
«È la politica che nel suo insieme deve essere responsabile. Confrontiamoci sui temi anche in modo deciso ma sempre nel rispetto reciproco».

Avatar photo

Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.