La contraddizione principale
Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? Mix tra vittimismo e ribellismo e la ricerca di un nemico su cui scaricare i propri insuccessi
La rubrica “L’umanista” di Alessandro Chelo, esperto di leadership e talento. In qualità di executive coach, ha formato centinaia di manager dei principali gruppi industriali e ha lavorato al fianco di alcuni fra i più affermati allenatori di calcio e pallavolo

Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra? Sono i versi del ritornello di una celebre canzone che Giorgio Gaber compose nel ‘94. Il testo del brano si sviluppa sul filo dell’ironia e nella strofa finale spiega il senso della canzone: è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché, con la scusa di un contrasto che non c’è. Se c’è chissà dov’è. Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra: è evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Insomma, già trent’anni fa Giorgio Gaber si interrogava intorno alla fondatezza di questo conflitto ideologico. Nello stesso anno, il filosofo Norberto Bobbio pubblicava la prima edizione del pamphlet Destra e Sinistra nel quale si interrogava sulle differenze fra questi due mondi ideologici.
Con l’avvento della nuova epoca globale e digitale, le vecchie categorie ideologiche ci appaiono ancora più datate e un approfondimento sul tema è d’obbligo, con buona pace del tipico intellettuale “di sinistra” che, non appena poni il tema del superamento dello schema destra/sinistra, ti accusa di essere, implicitamente, “di destra”. Un po’ come se uno che si dichiarasse “né Guelfo né Ghibellino”, fosse accusato di essere implicitamente Ghibellino. Eh no amici, le categorie politiche, contrariamente a quelle morali, hanno un ciclo di vita, fatevene una ragione. Ma qualcuno proprio non riesce ad abbandonare le vecchie appartenenze, così finisce per considerare destra e sinistra alla stregua di categorie morali, quasi antropologiche, la qual cosa è molto pericolosa, considerato che non c’è totalitarismo che non nasca proprio dalla trasformazione delle categorie politiche in categorie morali.
Ma allora, qual è oggi la contraddizione principale? Quali sono le contraddizioni secondarie? L’insorgere della nuova epoca ha generato nuove opportunità, nuove prospettive, nuovi bisogni e, soprattutto, ha radicalmente modificato le relazioni fra gli individui e la relazione fra ogni individuo e la società. La narrazione neo-populista offre una lettura di questo nuovo scenario. Essa è caratterizzata da un mix di vittimismo e ribellismo, la ricerca di un nemico su cui scaricare la responsabilità dei propri mancati successi, la retorica del popolo buono vessato da un potere occulto e malvagio. Questa narrazione fa breccia trasversalmente, tanto a destra quanto a sinistra e il fenomeno del rossobrunismo ne é fulgida testimonianza.
La contraddizione principale è oggi dunque fra questa narrazione neo-populista e la narrazione alternativa che ancora, compiutamente, non c’è. Riempire di contenuti ideali trasversali la narrazione alternativa a quella neo-populista, è oggi il principale compito degli innovatori. E la contraddizione destra/sinistra? Essa è totalmente archiviabile? No, si tratta di una contraddizione secondaria che si consuma nell’ambito del fronte neo-populista. Ma qualcuno proprio non riesce ad andare oltre, è troppo affezionato alle sue vecchie appartenenze e allora propone nuovi temi sui quali costruire nuovi steccati. Gli innovatori non devono cascarci, il loro compito non consiste nel trovare un pretesto per schierarsi sulle macerie ideologiche della vecchia epoca, il loro compito consiste invece nell’elaborare, con un nuovo linguaggio, un impianto ideale alternativo a quello neo-populista. Questo compito non può certo essere affidato alla “sinistra riformista” o alla “buona destra”, deve invece essere affidato a chi, scevro dai vecchi condizionamenti, non cerca le risposte sfogliando i vecchi libri, ma intende prendere carta e penna e scriverne uno tutto nuovo.
© Riproduzione riservata