Non possiamo determinare ciò che accade, ma possiamo scegliere come reagire a ciò che accade. Le nostre possibilità di successo nella vita, in fondo, derivano tutte da ciò: come reagiamo a ciò che ci succede. Perché non reagiamo tutti allo stesso modo? Se la nostra risposta agli eventi, fosse “oggettivamente deduttiva”, tutte le persone dotate di sufficienti doti logico-intellettive reagirebbero allo stesso modo. Ma non é così. Perché non é così?

Non é così perché il nostro comportamento non è frutto di sole scelte logico-deduttive, ma deriva dall’atteggiamento che di volta in volta adottiamo nelle diverse circostanze. A sua volta, l’atteggiamento che adottiamo, deriva dal modo in cui guardiamo la realtà, la interpretiamo e ce la rappresentiamo: in sostanza, i nostri comportamenti sono un derivato delle nostre rappresentazioni mentali. Per questo, normalmente, le persone che agiscono comportamenti non stereotipati, leggono la realtà in modo originale e non convenzionale. Non abbiamo dunque il potere di decidere ciò che ci accade, ma siamo liberi di scegliere come leggere ciò che ci accade, siamo liberi di scegliere il tipo di mappa con cui osservare il territorio, siamo liberi di scegliere con quali “occhiali” guardare la realtà.

Ci sono momenti in cui la realtà che ci circonda cambia repentinamente e radicalmente. In quei momenti siamo chiamati a “cambiare occhiali”. L’insorgere dell’epoca 4.0 è certamente uno di quei momenti. Il cambiamento in atto è di tale portata, da poter essere paragonato, in termini di effetti, al cambiamento che fu determinato dalla domesticazione del fuoco. Anche allora cambiò tutto: il cibo, cuocendolo, si poté disinfettare; si iniziò a riunirsi intorno al falò e nacque così il convivio; potendosi difendere dagli animali feroci, si poté vivere con maggiore sicurezza; grazie alla possibilità di riscaldarsi, ci si poté trasferire in zone più fredde, scoprire nuove terre e acquisire nuove abitudini. Insomma, cambiò il mondo, cambiarono le relazioni fra gli individui, cambiò la relazione fra ogni individuo e la società nel suo complesso e l’umanità visse una svolta epocale.

Oggi sta accadendo qualcosa di molto simile e noi uomini del tempo di mezzo, abbiamo lo straordinario privilegio di vivere la transizione. Questa transizione ci chiama a nuove rappresentazioni della realtà: i vecchi occhiali non ci servono più.

Questa necessità ci riguarda anche nel modo in cui interpretiamo le scelte politiche: il paradigma destra/sinistra, ad esempio, appartiene all’epoca passata. Certo, di questo ce ne rendiamo conto in tanti, ma la domanda cruciale è: qual è il nuovo paradigma che sostituisce il precedente? La risposta a questa domanda non è cosa scontata. In tutto il mondo, sia pure con sfumature diverse, si è andata affermando una visione neo-populista. Essa è caratterizzata da alcuni elementi fondanti: la rivendicazione di uno spirito “ribelle” nei confronti del “potere”; il j’accuse verso un establishment rappresentato da “poteri forti”; l’indicazione di “nemici” considerati i veri responsabili dei propri mancati successi; l’adozione del “pensiero-contro”; l’insofferenza nei confronti della globalizzazione e di tutto ciò che appare “moderno”; la mitizzazione del “popolo”.

Questa visione neo-populista è trasversale rispetto al vecchio schema destra/sinistra e il sempre più evidente fenomeno del rossobrunismo, ne é limpida dimostrazione. I nuovi occhiali che siamo chiamati a indossare, ci mostrano quindi come l’attuale bipolarismo rappresenti in effetti un’unica opzione e come, in sostanza, la sempre più aleatoria contraddizione destra/sinistra si consumi nell’ambito del fronte “bi-populista”.

Chi si pone al di fuori della visione bi-populista, si limita a negarne le ragioni e tende a rispolverare risposte dell’epoca passata: la destra liberale, la sinistra riformista. Si tratta di risposte deboli, giacché, così come la visione bi-populista si pone trasversalmente rispetto allo schema destra/sinistra, anche la visione alternativa deve essere capace di parlare a tutti.

Se questo è vero, allora non c’è nessun “terzo polo” da costruire, c’è, semmai, da costruire “l’altro polo”. Ciò implica un grande impegno ideativo e l’adozione di un nuovo linguaggio. Senza un impianto ideale che sappia scaldare i cuori e un linguaggio nuovo che sappia raccontarlo a tutti, l’alternativa al bi-populismo appare conservativa dello status quo e finisce per affidarsi alla rivendicazione tecnocratica e spocchiosamente classista della “competenza”. Delineare un nuovo impianto ideale e immaginare un nuovo linguaggio, questo è l’improbo ed entusiasmante compito affidato agli innovatori del nostro tempo.

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Esperto di leadership e talento, ha pubblicato diversi saggi con Sperling & Kupfer, Guerini e Feltrinelli, alcuni dei quali tradotti in più lingue fra cui il coreano e il giapponese. In qualità di executive coach, ha formato centinaia di manager dei principali gruppi industriali italiani e ha lavorato al fianco di alcuni fra i più affermati allenatori di calcio e pallavolo.