Un messaggio, un segnale di forza inviato all’amministrazione Biden e anche al presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La Cina ha confermato l’invio dei sistemi di difesa aerea HQ-22 SAM (surface-to-air missile) alla Serbia, con sei aerei volati dall’Oriente nel fine settimana.

Se un rifornimento di armi cinesi altamente tecnologiche avrebbe fatto ‘notizia’ nei mesi scorsi, con lo scoppiare del conflitto in Ucraina l’allarme è stato ancora più deciso, anche per la posizione serba sul conflitto in corso da quasi 50 giorni.

Il governo di Belgrado, del riconfermato presidente Aleksandar Vucic, pur votando a favore delle risoluzioni Onu di condanna per l’aggressione russa all’Ucraina, ha deciso di non sostenere le sanzioni internazionali contro Mosca.

Un campanello d’allarme dunque quello dei sistemi di difesa cinesi sbarcati a Belgrado, anche se da Pechino si tende a minimizzare la portata della questione. Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian ha assicurato che l’invio di armi in Serbia rientro nell’ambito di “progetti di cooperazione” bilaterale che “non hanno nulla a che vedere con la situazione attuale” in Ucraina.

Il regime ha sottolineato che i sei Y-20 volati in Serbia “ha consegnato regolari forniture militari” specificando che “i progetti di cooperazione annuale Cina-Serbia non sono rivolti a terzi”. Il ‘non detto’ nelle dichiarazioni ufficiali arrivate da Pechino riguarda ovviamente il messaggio rivolto a Washington, che ormai da quasi 50 giorni chiede al regime cinese di prendere una posizione netta sul conflitto in Ucraina: Pechino è in grado di montare un ponte aereo per l’invio di qualsiasi tipo di materiale, anche a lunghissima distanza, creando un precedente per possibili aiuti a Mosca nell’ambito della guerra.

Gli aerei cinesi, ordinati nel 2019, sono atterrati sabato all’aeroporto civile Nikola Tesla di Belgrado. Come ricorda l’Ansa, l’acquisto di armi cinesi era stato scoraggiato dagli Stati Uniti, sottolineando come l’ingresso nell’Unione Europea (la Serbia ha presentato domanda di adesione nel 2009, nda) o in altre alleanze occidentali avrebbe comportato l’impiego di sistemi difensivi con standard più uniformi e occidentali. I missili cinesi arrivati in Serbia sono simili ai Patriot americani o ai S-300 russi, ma hanno una gittata inferiore, 170 km per un’altitudine di 27 chilometri.

Sullo sfondo ci sono ovviamente i timori di carattere geopolitico su un ulteriore rafforzamento dei rapporti tra Serbia, Cina e Russia. Una preoccupazione legata in particolare all’ex provincia serba del Kosovo, indipendente dal 2008 e non riconosciuto dai tre Paesi, al contrario di Stati Uniti e maggior parte del ‘blocco occidentale’.

Redazione

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