L’eredità politica di Berlusconi è un macigno ben più pesante di quella, non certo da poco, economica. Innanzitutto, perché la leadership non si eredita. L’aspetto umano, che è stato certamente l’elemento più caratterizzante di Berlusconi, non può essere replicato. Sia chi ne aveva un’opinione negativa, sia chi ne aveva un’opinione positiva, ha sempre riconosciuto il lui questa caratteristica di unicità. L’empatia, la furbizia, la simpatia, lo scarso rispetto per le convenzioni unito però a una educazione molto signorile eppure di popolo, ne hanno fatto un personaggio unico.

Poi c’è un’eredità diversa, che è quella del messaggio politico in senso stretto che è invece assai contendibile. Quella di un grande partito popolare. Al momento, senza alcun erede ma con molti aspiranti tali. Già, perché un grande partito popolare è innanzitutto vicino al popolo e quindi, pur se racchiude nella sua storia la cultura liberale, non è mai elitario. L’elitarismo ha di per sé un disprezzo intrinseco per i cittadini: e quindi, giudica il conservatorismo dei valori come superato. Niente di più lontano dal messaggio popolare, che si fonda sui valori cristiani, pur nella libertà di coscienza (quella che, a proposito, una volta aveva anche il Pd, prima che fosse occupato da novelli Diocleziano). Un grande partito popolare non può non avere fra i propri punti fermi europeismo e atlantismo, che però non si tramutano in servilismo sciocco, nel leit motiv del “ce lo chiede l’Europa”, nel culto dell’austerity o nel disprezzo degli interessi nazionali.

C’è poi una questione di posizionamento. Un partito di centro non può definirsi tale mirando in realtà solo ad attrarre voti per poi diventare costola della sinistra a prescindere. Per cui, si può rubare a Berlusconi anche qualche ex Ministra ma quello che si ottiene è solo aver spostato loro a sinistra, senza i loro voti. Né l’eredità di un grande partito popolare come Forza Italia può essere raccolta da Giorgia Meloni e da Matteo Salvini, per un’ovvia distanza che non è solo nelle idee ma anche e soprattutto negli atteggiamenti. E qui, arriviamo al vero motivo per cui Giorgia Meloni a mio avviso difficilmente raccoglierà l’eredità di Forza Italia, pur sicuramente attraendone molti voti.

Berlusconi ha lasciato una terza eredità politica. Quella di federatore del centrodestra che nessuno ha raccolto. Di certo non la premier, appunto: non ha esitato a cercare di umiliare Silvio Berlusconi nel giorno del suo ritorno in Senato (in quel caso fu accusata ingiustamente Licia Ronzulli che al contrario stava cercando di tutelare la dignità dell’autonomia di Forza Italia). Non ha esitato a pronunciare un ambiguo “non sono ricattabile” nei confronti dell’allora anziano leader. Ma soprattutto Giorgia Meloni ha un altro modo di gestire il potere, basato più sull’occupazione selvaggia che sulla trattativa. Non a caso, decide di giocare la partita delle regionali come quella dei ministeri, rubando regioni alla Lega in difficoltà.

La lezione di Silvio Berlusconi è stata completamente diversa: l’alleato con meno peso elettorale veniva sempre rispettato. Anche perché, se uno dei partiti stacca la spina, il Governo cade. Berlusconi, a differenza di Meloni, valorizzava i 3-4-5%, sapendo che tutto era essenziale alla vittoria. Il punto è che anche per Giorgia Lega e Forza Italia sono essenziali alla sopravvivenza del suo Governo. Ma lei, sembra non accorgersene.