La guerra e le fibrillazioni nel governo
Meloni vuole annientare Berlusconi e lo tiene sotto ricatto, ma la Lega non ci sta

La guerra tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi sta raggiungendo la vetta. Il leader di Forza Italia è furioso per quella che considera una vera e propria provocazione organizzata dal capo del governo. Nel suo partito sono convinti che la sceneggiata dell’altro ieri a Kiev, con l’attacco feroce di Zelensky e il sostanziale avallo di Giorgia Meloni, non sia stato un incidente ma qualcosa di organizzato. E che faccia parte di una strategia.
Giorgia Meloni, secondo il Cavaliere e i suoi, avrebbe ormai messo nel mirino Forza Italia e avrebbe pronto un disegno per annientarla e sostituirla nella maggioranza. Come? Raccogliendo un nuovo gruppetto moderato in Parlamento, con elementi racimolati da vari partiti, essenzialmente da frange della stessa Forza Italia, frange del Terzo polo e forse qualche scheggia dei 5 Stelle. L’operazione punterebbe a ridurre la consistenza parlamentare di Forza Italia e a renderla non più decisiva sul piano dei numeri.
Questa operazione sarebbe accompagnata dalla manovra politica più ampia che tende a emarginare Berlusconi e a screditarlo anche sul piano internazionale. Facendo leva sulle sue posizioni favorevoli alla pace. Giorgia Meloni, secondo queste ipotesi, penserebbe che per diventare lei, davvero, il capo indiscusso della destra italiana è indispensabile mettere del tutto fuorigioco il fondatore della destra di governo. E siccome Berlusconi non è tipo che si fa da parte da solo, l’unica via è annientarlo. E dentro questa operazione ci sarebbe la mancata reazione agli attacchi di Kiev a Berlusconi dei giorni scorsi (quando Palazzo Chigi, violando tutte le regole della diplomazia, tacque di fronte alle insolenze dei portavoce del governo ucraino contro il capo del principale partito alleato di Fratelli d’Italia).
E ci sarebbe anche la maledizione contro il cavaliere lanciata da Weber, il presidente dei popolari europei. E poi la decisione di affossare il bonus-Conte sulle ristrutturazioni, presa senza consultare Forza Italia; e tanti altri dispetti. La strategia di Giorgia Meloni naturalmente non funziona perfettamente. Per la ragione, ad esempio, che la Lega non è del tutto convinta. Proprio ieri il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo ha avanzato forti dubbi sulla necessità che l’Italia mandi nuove armi a Kiev. Mettendo in questo modo su un treppiedi traballante le dichiarazioni solenni della Meloni, patriottiche e risorgimentali, di fedeltà eterna a Zelensky.
Resta comunque la domanda: come mai Berlusconi non reagisce all’offensiva di Fratelli d’Italia? O reagisce sobriamente? Forse la ragione è la solita. I fucili puntati della magistratura contro di lui. La vicenda giudiziaria del Cavaliere non è finita con il centotrentacinquesimo processo concluso senza condanna (anzi, con assoluzione piena) sull’affare Ruby (il quinto sull’affare Ruby). Perché a marzo si attende la sentenza nel sesto processo sull’affare Ruby che si svolge a Bari. In Italia è così: la regola del diritto romano “non bis in idem”, che esclude che una persona possa essere processata più di una volta per la stessa ipotesi di reato ( e che vige in tutto il mondo), è stata nel nostro paese sostituita dalla regola “non sexies in idem”. Se però Berlusconi dovesse essere assolto anche per la sesta volta, forse la regola sarà modificata ancora: non “septies in idem”…
Il problema è che in questo processo c’è anche una parte civile. E la parte civile è la Presidenza del Consiglio. Cioè Giorgia Meloni. La quale, fino ad oggi, non ha voluto ritirare la costituzione di parte civile, e dunque mantiene nelle sue mani un’arma di ricatto nei confronti dell’alleato nemico. Questa è la situazione. Che sbocchi può avere? Al momento non è neanche ipotizzabile una crisi di governo. perché sarebbe senza sbocchi. La debolezza estrema dell’opposizione, e le sue divisioni, rendono molto forte Giorgia Meloni, sostenuta oltretutto dai sondaggi che danno in crescita i consensi del suo partito. La questione sembra un’altra. Il nuovo antiberlusconismo, che assomiglia al vecchio antiberlusconismo dei girotondi e di una parte della sinistra di venti anni fa, ha cambiato bandiera.
È diventato un punto quasi identitario della destra-destra. Le possibilità sono due. O la destra – destra vincerà questa battaglia, e riuscirà ad eliminare Berlusconi dalla scena politica, e quindi a cancellare la vecchia formula (centrodestra) demolendo la sua componente moderata e rendendo dilagante la componente reazionaria. E questa possibilità, concreta, porterebbe l’Italia molto lontana dalle sue tradizioni politiche degli ultimi 80 anni. Oppure Berlusconi, come spesso gli è successo, nel momento nel quale appare più debole e isolato, riuscirà a rovesciare il tavolo e riaprire la partita. A suo favore. E allora la Meloni resterà premier, ma perderà la leadership.
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