«Sono passati quasi cinque mesi dalle elezioni e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi non mi ha mai fatto una telefonata». A parlare è Pietro Ioia, garante dei detenuti del Comune di Napoli. Il sindaco, a quanto pare, si è dimenticato di chi vive dietro le sbarre, degli ultimi. E se è vero che il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni, è altrettanto vero che siamo una città di incivili. Per carità, Napoli è sommersa da numerosi problemi (trasporto pubblico, riscossione dei tributi, progetti Pnrr, solo per citarne alcuni), ma il primo cittadino non può dimenticare gli ultimi solo perché vivono rinchiusi in una cella. Manfredi è il sindaco della città che ospita Poggioreale, l’inferno delle carceri italiane dove sono presenti oltre 2.200 detenuti a fronte di una capienza di 1.571 posti, oltre al penitenziario di Secondigliano e al carcere minorile di Nisida.

Nonostante questo il neo sindaco negli ultimi 140 giorni non ha mai fatto una telefonata a chi, sostituendosi spesso allo Stato, si occupa dei detenuti della città. E se ne occupa gratis, perché a differenza del garante dei detenuti regionale, per quello cittadino non è prevista alcuna retribuzione. Un vuoto della politica che riecheggia tra i padiglioni del penitenziario e diventa insopportabile per chi ci vive e per chi tenta di fare qualcosa per loro. «Non ho un ufficio in cui lavorare, il mio ufficio è la strada o il bar – spiega Ioia – Visito spesso Poggioreale, Secondigliano e il carcere di Nisida, sono diventato un punto di riferimento per le famiglie dei detenuti che, non sapendo a chi appellarsi, si rivolgono a me anche solo per far arrivare ai parenti mascherine e beni di prima necessità. Eppure, il sindaco non mi ha mai chiamato».

Stesso atteggiamento della precedente amministrazione che nel dicembre 2019 lo nominò garante dei detenuti salvo poi rifugiarsi in un silenzio interrotto negli ultimi mesi dall’assessore Giovanni Pagano che gli concesse un ufficio a palazzo San Giacomo.

«In questi mesi ho parlato solo una volta con l’assessore alle politiche sociali Luca Trapanese – fa sapere Ioia – una breve telefonata nella quale mi prometteva un incontro e una visita nei penitenziari della città. Mai più sentito». E mai si è fatto sentire il sindaco di Napoli. «Manfredi dovrebbe venire a vedere in che condizione vivono i detenuti – racconta Ioia – Anche de Magistris promise di accompagnarmi nelle carceri, poi non l’ho più visto”. Oggi Ioia spera di aprire un dialogo con la nuova amministrazione anche se l’inizio non è stato dei migliori. «Purtroppo quello che succede dietro le sbarre interessa a pochi ma continuerò, a prescindere dal mio mandato, a dare voce agli ultimi, a far valere i loro diritti. Sabato scorso – sottolinea – sono stato nel penitenziario di Secondigliano per far visita a un detenuto di 88 anni, forse il più anziano d’Italia. É una larva umana, ha 17 patologie ma resta in cella in attesa che il Tribunale di Sorveglianza nelle prossime ore si esprima sull’istanza presentata dai legali».

Ioia è un ex detenuto (è stato in carcere 22 anni) che ha denunciato le “cella zero” di Poggioreale, dove venivano commesse violenze nei confronti dei reclusi. Attaccato dopo la sua nomina dalla Lega di Matteo Salvini per il suo passato, è stato definito “garante della chiavicumma” dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli solo perché durante il primo lockdown dovuto all’emergenza Covid, insieme al garante regionale Samuele Ciambriello, si batteva per la tutela della salute anche nelle carceri. I garanti continueranno a occuparsi di chi vive in cella, ma la politica abbia il coraggio di varcare quelle celle e garantire a chi ci vive un trattamento umano e la possibilità di reinserirsi all’interno della società. Dopotutto, la funzione del carcere è questa o no?

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.