“Abbiamo detenuti come bestie, adesso che c’è il Covid è ancora peggio, stanno ancora più chiusi nelle celle. Non ci sono posti per isolare i positivi al Covid, non c’è spazio. E se in un carcere non c’è spazio non può funzionare. Se un carcere non ha spazio i detenuti escono peggio di prima perché accumulano solo rabbia, rabbia verso le istituzioni. Ed è a loro che rivolgo il mio appello, alle istituzioni: aiutateci perché i detenuti sono esseri umani e hanno bisogno di vivere nelle carceri, di cambiare vita, di potersi sentire uomini e non bestie e non criminali”. Quello di Pietro Ioia, garante dei detenuti del Comune di Napoli è un appello accorato e arrabbiato, che viene fuori come un fiume in piena, uno sfogo alla frustrazione di vedere che le cose non cambiano mai, nonostante il suo perenne impegno.

Da due anni Ioia è il garante dei detenuti di Napoli. Entra ed esce dalle carceri del territorio cittadino, parla con i detenuti, i loro familiari, si interfaccia con gli altri garanti come Emanuela Belcuore, della provincia di Caserta e Samuele Ciambriello, garante dei detenuti della Regione Campania. Tiene il pugno della situazione e non nega un’orecchio e una spalla a nessuno. Costante è la sua attività per cercare di risolvere i problemi in carcere ma lui dice “è solo una goccia in un oceano”. Per Ioia ci vorrebbe una rivoluzione, una riforma come quella di cui si parla tanto e che poi non arriva mai.

Noi garanti dobbiamo garantire che un detenuto deve stare bene in carcere ma il detenuto non sta bene – continua il suo sfogo – Io raccolgo tutte le lamentele dei detenuti e i temi sono sempre gli stessi. Non mi è mai capitato che un detenuto mi dicesse ‘si sta bene qua’ oppure ‘questa cosa è migliorata’. Non sta migliorando nulla nelle carceri. Andiamo sempre a peggiorare. Per il Governo, per le Istituzioni, sembra che il carcere sia l’ultima ruota. Non se ne fregano proprio. Noi garanti ma cosa garantiamo? Cosa possiamo garantire?”.

“Faccio appello al Garante Nazionale ( Mauro Palma, ndr) a Rita Bernardini (Presidente di Nessuno Tocchi Caino, ndr), al Presidente della Repubblica affinchè ci ricevesse e ci desse una direzione su come dobbiamo fare con le carceri – continua Ioia – C’è gente che soffre, gente malata, persone di 88 anni ancora recluse. In questi due anni ho parlato con i direttori delle carceri, con i comandanti degli agenti penitenziari, ma non è migliorato nulla. Non si può migliorare un carcere super affollato, non c’è niente di migliore”.

A volte mi sembra che nemmeno le Istituzioni siano interessate ad aggiustare i carceri – continua ancora il garante napoletano – e non hanno capito che il carcerato riguarda tutti, non solo lui e la sua famiglia, ma tutta la società perché dal carcere si esce più incattiviti. Un carcere che stai dentro e se malato e non ti possono curare, non ci sono spazi rieducativi, non ci sono attività sportive, sono carceri che non servono, si possono anche chiudere. Così esci dal carcere peggio di prima, più arrabbiato, più criminale e dopo vai a commettere altri reati. Non serve un carcere che non ha tutte le cose previste dall’articolo 27 della Costituzione. Se non viene rispettata la Costituzione di cosa parliamo? I carceri sono abbandonati a loro stessi e il problema è del Governo, è centrale, e se la politica non fa qualcosa noi avremo sempre i criminali per strada, dei ladri dei stupratori, degli assassini. La società non ha bisogno di questa gente, ha bisogno di persone che escono dal carcere cambiate, altrimenti non è servito a niente”.

“Quando vedi che pure i direttori dei carceri non riescono a fare nulla – conclude Pietro Ioia – capisci che il problema è centrale. Una riforma della Giustizia che non si fa da anni, si parla solo ma poi non la attuano. Oggi la giustizia è vendetta, non è giustizia e noi vogliamo una vera giustizia, una vera riforma. Una vera giustizia per l’essere umano, per chi esce dal carcere, per chi subisce e commette il reato. Vedo celle affollate e poliziotti in sottorganico che osservano anche 400 detenuti in contemporanea da soli. È uno stress enorme anche per loro. Non ci sono abbastanza educatori e nemmeno psichiatri. Ci sono detenuti malati mentali e i poliziotti penitenziari si sostituiscono agli psichiatri, ma sono solo esseri umani e aiutano per umanità. Vedo nelle carceri distruzione, povertà e malattia, vedo anche rabbia contro la penitenziaria che non ha colpe…Ci vuole con urgenza una riforma della Giustizia”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.