Luigi Marattin, dalle pagine de il Riformista, si è candidato alla guida di Italia Viva per il dopo Matteo Renzi, con l’obiettivo di creare un partito liberal democratico unico. Una decisione presa a poche ore dalle elezioni europee che hanno decretato il fallimento della lista Stati Uniti d’Europa, e anche di Azione, entrambe sotto la soglia di sbarramento. Oggi è tornato sulla sua iniziativa per specificare le sue idee.

Marattin, candidato per succedere a Renzi

“Renzi ha deciso di sua sponte di indire un congresso. Solo dopo io ho manifestato la volontà di candidarmi. Ha fatto la sua scelta, io la mia”, ha detto Marattin in un’intervista al Quotidiano nazionale. Il deputato di Iv ha poi ribadito il rapporto che lo lega a Matteo Renzi: “Non ho chiesto il permesso, come 12 anni fa un ragazzo di Rignano insegnò a un’intera generazione che gli deve tutto. Ora quel ragazzo è un uomo dall’orizzonte internazionale, e fa le sue scelte senza aspettare suggerimenti. Così noi”.

Marattin, il nuovo partito liberaldemocratico e l’asse con Azione e Forza Italia

La posizione di Marattin è chiara: candidarsi per guidare Italia Viva, portando il partito verso un’aggregazione con le altre forze centriste per creare un unico soggetto politico. Fuori da Iv “c’è il progetto di un nuovo partito liberal-democratico”. E alla domanda sulla possibilità o necessità di includere anche Azione, il deputato è sincero: “A mio avviso deve farlo, ma ciò non può avvenire finché alla guida c’è Calenda. Questo, però, lo decidono iscritti e dirigenti di Azione”. Non sfugge che Marattin è in ottimi rapporti con Enrico Costa, membro di Azione e voce critica di Carlo Calenda rispetto alla linea da seguire per ricreare una sorta di Terzo Polo. I due sono i rispettivi pontieri all’interno dei due partiti. “Per me non c’è alternativa alla ricostruzione di quell’opzione, ma su basi diverse. Perché l’attuale configurazione del centro, così com’è, non ha agibilità politica e neppure elettori. Si è visto alle Europee”, ha aggiunto Marattin.

Il candidato per il dopo Renzi si è soffermato anche sul rapporto con Forza Italia e la possibilità di coinvolgere il partito fondato da Silvio Berlusconi in un progetto unico: “Hanno scelto di essere al servizio dei populisti. Si è visto sulla farsesca vicenda del Mes. Finché sarà così non c’è dialogo. Se riprenderanno la mai attuata rivoluzione liberale del 1994 saranno i benvenuti”.

Redazione

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