Nel quarto di secolo di vita del partito slovacco Direzione – Socialdemocrazia (Smer), Robert Fico è stato eletto primo ministro quattro volte, con una graduale deriva populista, nazionalista e filorussa, fino a formare maggioranze con l’estrema destra. In Europa Smer faceva parte del Gruppo dei Socialisti e Democratici, con cui a metà ottobre i rapporti già turbolenti sono sfociati nell’espulsione. In questi giorni Smer sta trattando con Orbán per entrare nei Patrioti per l’Europa.

Dalla compagnia di Schlein a quella di Salvini, anche se non tutti nel partito sono attratti da questa prospettiva. L’alternativa principale per gli elettori slovacchi è rappresentata dai liberali di Progresívne Slovensko (PS). Il partito è nato nel 2018, arrivato secondo nelle elezioni politiche del 2023 e primo alle europee. Di questo periodo turbolento della politica slovacca abbiamo parlato con Martin Hojsík, co-fondatore di PS e vicepresidente del Parlamento europeo. È stato relatore della Direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo approvata nei giorni scorsi.

Siete soddisfatti della reazione dei cittadini slovacchi alle vostre proposte?
«Sono molto grato per il sostegno elettorale che stiamo ricevendo. Abbiamo iniziato lavorando fuori dal Parlamento perché crediamo in progetti a lungo termine, ma poi i risultati elettorali sono stati sempre in crescita, fino a divenire il primo partito alle scorse europee. La sentiamo come una grande responsabilità».

PS è un partito liberale che ha fatto propri temi che in altri Paesi – ma non in Slovacchia – sono sostenuti anche dai partiti socialdemocratici, come la lotta contro l’omofobia, l’opposizione all’influenza russa, la solidarietà all’Ucraina e l’europeismo.
«Nel 2017 abbiamo definito la nostra “Visione per il Paese” con un approccio non ideologico. A destra dicono che siamo di sinistra, e a sinistra di destra. Noi rispondiamo che piuttosto vogliamo andare avanti, prendendo il meglio dei due mondi. Siamo comunque fra i membri più progressisti dei gruppi liberali europei Alde e Renew».

Lei e il suo collega di partito Michal Wiezik siete fra gli eurodeputati più attivi anche su questioni di protezione dell’ambiente e degli animali, classicamente «verdi» e su cui Renew ha posizioni molto diverse al suo interno. Come vi trovate in questo contesto?
«Per me è molto importante essere in Renew perché ha un approccio più ampio. Ad esempio, la protezione ambientale è connessa coi temi di democrazia, energia, industrializzazione e sicurezza. Con la dipendenza europea dal gas russo, siamo stati noi a pagare le armi usate per attaccare l’Ucraina. Posizionati al centro e senza dogmatismi, siamo riusciti a creare maggioranze che non hanno sempre ottenuto il miglior risultato ma almeno passi avanti. Ho lavorato per cinque anni sulla Direttiva sul suolo ma siamo riusciti a farla approvare ed è la prima in Europa su questo tema».

In questi giorni il partito di Robert Fico, Smer, potrebbe passare nel gruppo dei Patrioti. È una mossa che li rafforza o indebolisce?
«Trovo molto ironico che si chiamino socialdemocratici e si uniscano all’estrema destra di Le Pen e Salvini. Il loro europarlamentare Blaha passa così dai ritratti di Mao, Marx e Lenin al sostegno delle posizioni di Orbán, che parlando di “Grande Ungheria” mette in discussione l’esistenza stessa della Slovacchia. Sono idee che neanche la maggioranza degli ungheresi condivide».

Fico sta cercando di unire la Slovacchia alla cordata filorussa. La proposta liberale può fermare questa deriva?
«Guardando i sondaggi, gli slovacchi sono fermamente europeisti. Hanno maggiore fiducia nell’Ue che nel loro governo. Fico, del resto, ha tentato più volte di cambiare lavoro, fallendo nei tentativi di essere eletto alla Presidenza della Repubblica e alla Corte Costituzionale. La polizia ora sta indagando per corruzione alcuni suoi alleati stretti, mentre il Paese è al collasso economico, con aumento del deficit e un enorme problema di “brain drain”: molti giovani scelgono di espatriare per trovare migliori opportunità. C’è bisogno di cambiare rotta».

È consapevole delle sfide enormi che PS dovrà affrontare se nel 2027 vincerà le elezioni?
«Bisognerà ricostruire le istituzioni e la fiducia dei cittadini nello Stato, combattere la corruzione e far ripartire l’economia. Non va dimenticato che la Slovacchia può trovare grandi opportunità nella transizione ecologica, anche attraverso i fondi di coesione europea che al momento non vengono utilizzati».

Adolfo Sansolini

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