Politica
Mattarella a Cracovia: “Serve la difesa comune”, dal presidente una lezione di europeismo
La visita del presidente della Repubblica si conclude con una grande lezione di europeismo. Nella prolusione all’Università Jagellonica di Cracovia, la più antica della Polonia, Mattarella rilancia il cammino dei paesi europei verso forme di unità sempre più forte.
Il capo dello stato parte dal valore storico e simbolico che la Polonia riveste per il progetto di integrazione, in quanto “testimone e vittima di secoli di tragedie in cui i popoli europei si sono contrapposti”, ma anche protagonista “nella ricerca dell’indipendenza, nella conquista della libertà” e nella costruzione dell’unità, “dopo la fine dell’Unione Sovietica, con il ricongiungimento di Europa occidentale ed Europa centro-orientale”.
Prima di arrivare a questo esito, la storia della Polonia è stata segnata dalla violenza dei totalitarismi. Proprio qui – e in tutta l’Europa centro-orientale – si sono svolte “le ‘prove generali’ della Seconda guerra mondiale con l’aggressione da parte della Germania nazista e dell’Unione Sovietica stalinista, frutto di ideologie di esasperazione nazionalistica e di potenza”. Mattarella ricorda il massacro di Katyn, nel quale gli agenti sovietici del Nkvd, il Commissariato del popolo per gli affari interni, trucidarono con una esecuzione sommaria 22mila polacchi, a circa 20 km ad ovest della città di Smolensk. Un richiamo tutt’altro che casuale, bensì voluto al fine di stigmatizzare la disumana violenza della Russia: un secolo fa si abbatteva sulla Polonia, oggi si abbatte sull’Ucraina.
Una tragica storia che si ripete. Dopo la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, ieri si celebrava inoltre l’80° anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia. Mattarella cita quella barbarie perché possa diventare tesoro della comune memoria europea, “affinché non possa più ripetersi”. Ma non si tratta di una memoria polverosa di vicende lontane. Rivolto agli studenti universitari che lo ascoltano, il presidente ricorda “la brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, un Paese sovrano, libero, indipendente, democratico, la cui popolazione è oggetto di attacchi mirati e criminali che uccidono con ferocia, prendendo di mira senza scrupoli le infrastrutture civili per lasciare la popolazione al gelo e al buio”.
Ancora una volta l’Europa “è testimone di crimini frutto di una rinnovata esasperazione nazionalistica che pretende di violare confini, di conquistare spazi territoriali accampando la presenza di gruppi di popolazione appartenenti alla stessa cultura”, aggiunge. L’Ue è interpellata da questa nuova sfida alla ricerca di una collaborazione sempre più stretta e di una unità sempre più forte. Contro “la furia bellicista russa”, Mattarella invita i paesi partner a “respingere la tentazione della frammentazione” e a rinnovare “la solidarietà fra paesi liberi, cementata nella esperienza dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea”. Per il presidente, “sicurezza europea e sicurezza euroatlantica sono concetti indivisibili per potersi difendere insieme con determinazione e per garantire e sviluppare il modello democratico e sociale europeo”.
Il messaggio è chiaro. Nato e Ue sono due soggetti distinti ma la loro relazione è indissolubile per garantire i valori della libertà e della democrazia e la difesa dell’occidente. Ma i paesi europei devono fare molto di più. “L’esigenza di fare dell’Europa una protagonista non trova adeguata risposta nella visione di un’Unione come somma temporanea e mutevole di umori e interessi nazionali, quindi, per definizione, perennemente instabile”, avverte Mattarella. Se si muove in ordine sparso – come spesso le capita di fare su diversi dossier – l’Europa rischia di diventare succube “della affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale deciso da altri”.
Basti pensare qui alla dipendenza energetica dalla Russia, alla crescente influenza dell’autoritarismo cinese su diversi stati del sud del mondo, al ruolo di gendarme solitario che per decenni gli europei hanno affidato agli Stati Uniti. Per quesi motivi, Mattarella ricorda, da un lato, che “l’Europa nasce come grande progetto di pace, come visione di sviluppo capace di superare storiche contrapposizioni, come quelle tra Germania e Francia”. Ma avverte, dall’altro lato, che all’origine della costruzione europea resta “lo scacco dell’accantonamento della Comunità Europea di Difesa”.
Secondo Mattarella, per “rendere concreta la prospettiva dell’autonomia strategica dell’Unione Europea, in grado di assicurare una deterrenza dissuasiva” serve “rafforzare ulteriormente le nostre alleanze, punto di forza del nostro sistema di difesa”. Ecco dunque, a dispetto di tutti coloro che pensano di poterne fare a meno, l’indissolubilità del rapporto tra Ue e Nato e tra Ue e Stati Uniti, “che nella crisi di sicurezza che il nostro continente sta attraversando, si sono posti al fianco dell’Ucraina, a fianco degli alleati”. Insomma, non c’è nessuno spazio per interpretazioni estensive e populiste della visita di Emanuele Macron a Pechino né per le posizioni ‘terziste’ o ‘disallineate’ sul modello di quella assunta da Lula, il presidente brasiliano che ammicca a Xi Jinping in funzione ‘anti-gringos’ (cioè contro gli Usa).
Semmai c’è un incitamento ai paesi europei ad abbandonare ogni remora nazionalista e a mettere finalmente in comune le risorse economiche, tecnologiche, militari e umane per la difesa comune. “Le stesse somme destinate al rafforzamento della difesa dai singoli Paesi della UE (che superano, insieme, di gran lunga quelle di eventuali competitori), se messe a fattor comune diverrebbero un volano ineguagliabile; a vantaggio anche dell’Alleanza Atlantica”, spiega Mattarella. Bisogna avere chiaro però che la “solida cornice di difesa europea” non può esistere senza “superare le timidezze di chi esita ad avanzare sulla strada dell’integrazione”.
Bisogna far presto perché in questo momento, nella visione del presidente, l’Europa è sfidata da due guerre. La prima, ovviamente, è quella militare che si sta svolgendo in Ucraina, “aggredita nella sua integrità territoriale” dal folle piano dispotico del Cremlino. L’altra guerra è culturale: “sono in gioco tutti gli elementi che caratterizzano l’odierna esperienza occidentale, a partire dalla libertà”. L’attacco della Russia, fa capire Mattarella, è scatenato anche dal disprezzo di un regime autoritario nei confronti dei principi basilari delle democrazie liberali.
Viceversa, “la prospettiva europea è preziosa per gli Stati a noi vicini, che trovano nell’ingresso nella Ue motivo di speranza e forza per reclamare giustizia, diritti, pace, e per allargare il cerchio dei paesi che testimoniano la loro adesione ai valori dei diritti delle persone e dei popoli”, spiega Mattarella. Ecco perché l’Ue apre oggi le porte all’ingresso di Moldavia e Ucraina. Non è un caso che questo messaggio arrivi da Cracovia, nel cuore del fianco orientale del vecchio continente. La sfida è questa e l’Europa deve essere capace di raccoglierla scegliendo finalmente la difesa comune.
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