“I regimi fascisti consegnarono i propri concittadini ai carnefici nazisti”. Il richiamo alla storia, nelle parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in visita in Polonia, parla alla politica e alle responsabilità del presente. Quello che doveva essere l’ultimo giorno di un protocollare incontro tra capi di Stato e lasciare il passo al raccoglimento rispettoso davanti all’orrore di Auschwitz ha offerto il fianco a una esternazione libera dai manierismi. A un discorso-manifesto politico rivolto al futuro.

Nella capitale di quel patto di Visegrad che si è nei fatti disgregato con l’invasione russa dell’Ucraina, Mattarella ha trovato il modo di costruire un ponte tra la nuova Polonia e il consolidato asse atlantico. È proprio da Varsavia – al terzo dei tre giorni di visita – che il Presidente ha affondato sui cardini del nuovo patto su guerra in Ucraina, migranti, cooperazione. Dai colloqui riservati è filtrato un richiamo ad affrontare insieme tutte le sfide, non solo il sostegno all’Ucraina, e rafforzare l’unità transatlantica scongiurando spinte frammentative. Il Presidente della Repubblica ha ribadito che fermare la Russia significa evitare l’allargamento del conflitto, tornando sul ventaglio di aiuti necessari a dare forza a Kiev.

Su questo punto si è inserito il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha colto l’occasione per entrare sul tema dei migranti, parlando della Bielorussia – ormai ridotta a Stato satellite della Russia di Putin – che accusa di continuare ad attirare migranti dal Medio Oriente per poi farli entrare per via terrestre. Mattarella ha colto la palla al balzo per rinnovare il suo appello “pressante Ue sui migranti perché i fatti non attendono”. E qui ha battuto i pugni sul tavolo, parlando a suocera perché nuora intenda. La memoria del fascismo e la necessità di combatterlo ancora oggi sono stati i riferimenti costanti dei suoi richiami. La visita ad Auschwitz, luogo che più di ogni altro simboleggia e incarna l’inferno sulla Terra, ha favorito qualche riflessione che – pur tenendosi alta – è impossibile slegare dalle prove di immaturità di tanti esponenti della destra di governo.

«In quattro anni, dal 1941 al 1945 – ha ricordato Mattarellain questo complesso furono assassinate oltre un milione di persone, in ragione della propria appartenenza a una fede, a una cultura, in ragione delle loro convinzioni o della loro condizione. Nei campi nazisti, oltre a milioni di ebrei, anche oppositori politici, sinti, rom, disabili, omosessuali trovarono la morte nelle camere a gas, per il freddo, la fatica, la fame e la malattia o, ancora, perché vittime di esperimenti criminali. Cittadini innocenti di ogni Paese d’Europa furono tradotti bestialmente a questo luogo di morte. Un immenso cimitero senza tombe», ha detto.

Richiamando l’attenzione dei più giovani su quella banalità del male che ha portato la contabilità della morte all’atroce fine nei campi di sterminio. «Già studiarlo, e l’ho fatto molto a lungo, è impressionante ma vederlo è un’altra cosa. E’ già straziante leggere e vedere nei video le testimonianze, ma vederlo è un’altra cosa, che dà la misura dell’inimmaginabile. Vedere quelle scarpe, vedere quelle scarpette dei bambini, dei neonati sono cose inimmaginabili e bisogna continuare a ricordare e bisogna ricordare che quello che vediamo è una piccola parte» ha detto Mattarella visitando il blocco 5 di Auschwitz. «Dovete trasmettere anche voi a vostra volta la memoria. Dovete trasmetterla anche voi a chi verrà dopo» ha aggiunto il capo dello Stato parlando con gruppo di studenti. Il capo dello Stato si è trattenuto in raccoglimento davanti al muro della morte dove venivano fucilati i prigionieri e ha deposto una corona di fiori. Dopo qualche momento di raccoglimento, ha chiamato accanto a sé le sorelle Tatiana e Andra Bucci, sopravvissute al lager nazista.

Successivamente Mattarella ha proseguito la visita nell’area del campo di Birkenau per prendere parte alla cerimonia di conclusione della Marcia dei vivi, appuntamento che si svolge ogni anno per celebrare le vittime della Shoah. E lì ha ripreso il filo del suo discorso, incrinato dall’emozione, per puntare il dito contro il pericolo che nuove insorgenze di fascismo si resinseriscano sul solco criminale di quello storico. Il male non viene per caso, i nazisti non agirono soli. Al loro delirio si affiancò la complicità dei fascisti italiani, richiama il Presidente. Furono i “regimi fascisti”, sottolinea il capo dello Stato, a “consegnare i propri concittadini ai carnefici”. Parole che suonano come un richiamo esplicito agli uomini che siedono sugli scranni più alti delle istituzioni a Roma, a volerle leggere in controluce.

«L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo e l’indifferenza, il delirio e la volontà di potenza sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli» ha detto il presidente parlando a Birkenau. E ha aggiunto: «Oggi è il giorno dello Yom HaShoah, la giornata del Ricordo dell’Olocausto. Ricordare è dimensione di impegno. È dimostrazione che, contro gli araldi dell’oblio, la memoria vince. Per affermare l’orgoglio di voler essere «persone umane». Per ribadire «mai più».

E proprio in questa giornata dedicata alla memoria il Pd ha presentato alla Camera la proposta di legge “Sant’Anna di Stazzema”, nata per contrastare la propaganda in rete di messaggi inneggianti al fascismo e la commercializzazione di oggetti con simboli riferiti a quella dittatura. “In Italia il fascismo non è morto ma è vivo, non è qualcosa di cancellato ma da cancellare” ha detto Maurizio Verona, sindaco di Stazzema, comune in provincia di Lucca dove il 12 agosto 1944 furono massacrate oltre 500 persone dai nazifascisti.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.