Appuntamento oggi alle 16.00 al Monastero di Camaldoli per la Cerimonia celebrativa del ‘Codice di Camaldoli’ alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella insieme al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI.

Il Codice di Camaldoli ha rappresentato un documento di enorme importanza nella vicenda del cattolicesimo italiano del Novecento. Mettendo a sintesi le idee fondamentali del pensiero cattolico sullo Stato, la società e l’economia, dopo una lunga gestazione avvenuta durante gli anni Trenta sotto il regime fascista, esso propiziò e ispirò la successiva riflessione dei cattolici nell’Assemblea Costituente, determinante per orientare il destino dell’Italia repubblicana.

Proprio in occasione della ricorrenza degli ottant’anni dal convegno del luglio 1943 nel quale, in singolare coincidenza con la caduta di Mussolini, iniziò la redazione del Codice, il Presidente Mattarella ha inviato ai settimanali cattolici della Fisc:

“A settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti – afferma il capo dello Stato – ecco allora che il testo ‘Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale’, dispiega tutta la sua forza, sia come tappa di maturazione di quello che sarà un impegno per la nuova Italia da parte del movimento cattolico, sia come ispirazione per il patto costituzionale che, di lì a poco, vedrà impegnati nella redazione le migliori energie del Paese, con il contributo, fra gli altri, non a caso, di alcuni fra i redattori di Camaldoli.”

Il quadro storico che ha portato alla redazione

Nel suo messaggio Mattarella ha ripercorso anche il quadro storico che hanno portato alla redazione del documento: “Quando un regime dittatoriale, come quello fascista, giunge al suo disfacimento, a provocarlo non sono tanto le sconfitte militari, quanto la perdita definitiva di ogni fiducia da parte della popolazione, che misura sulla propria vita il divario tra la realtà e le dichiarazioni trionfalistiche.

Si apre, in quei giorni, una transizione, a colmare la quale la tradizionale dirigenza monarchica palesa tutta la sua pochezza, dopo il colpevole tradimento delle libertà garantite dallo Statuto Albertino. In quel luglio 1943, nel momento in cui il suolo della Patria viene invaso dalle truppe ancora nemiche, mentre il Terzo Reich si trasforma rapidamente da alleato in potenza occupante, entrano in gioco le forze sane della nazione, oppresse nel ventennio della dittatura.

La lunga vigilia coltivata da coloro che non si riconoscevano nel regime trova sbocco, anche intellettuale, nella preparazione del ‘dopo’, del momento in cui l’Italia sarebbe nuovamente risorta alla libertà, con la successiva scelta dell’ordinamento repubblicano.

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