Negli ultimi giorni ha guadagnato nuovamente l’attenzione dei media per l’annuncio di aver interrotto la sua relazione con Melissa Satta: “Io e Melissa Satta non stiamo più insieme. Abbiamo avuto un rapporto bellissimo, intenso. Non andrò oltre questo. La devo ringraziare per i mesi bellissimi”. Quasi una nota d’agenzia, che Matteo Berrettini ha diramato probabilmente per stroncare sul nascere voci e pettegolezzi che poco avevano a che fare con la sua carriera. E così è passata in secondo piano quella che sicuramente è la notizia che tutti gli appassionati e tifosi attendevano da tempo: il tennista romano sarà nuovamente in campo al Challenger di Phoenix in programma dal 12 al 17 marzo.

Dovesse riuscire finalmente a chiudere i conti con la sfortuna recuperando dagli acciacchi degli ultimi tempi, Berrettini potrebbe risalire la corrente e tornare in classifica dopo esser sparito dai radar del tennis che conta. Stiamo parlando di un ragazzo che ha fatto innamorare del tennis gli italiani prima del “ciclone Sinner”, conseguendo risultati straordinari e mostrando il talento del fuoriclasse assoluto. Prima del 2023, “l’anno orribile”, Berrettini era arrivato a issarsi fino al numero 6 della classifica mondiale: il primo squillo nel 2019, con le semifinali degli Us Open e l’ingresso nella Top 10 mondiale, poi nel 2021 il momento più bello, con la finale di Wimbledon contro Novak Djokovic (primo italiano nella storia del torneo), fino al 2022 quando Berrettini si era fermato alle semifinali degli Australian Open. Adesso sembra tutto pronto per il rilancio, Matteo, attuale numero 129 del mondo, farà ricorso al ranking protetto (da regolamento potrà rientrare in massimo nove tornei con la media della classifica che ha avuto durante i primi tre mesi dal suo infortunio) per disputare il torneo dell’Arizona.

“Volevo ringraziare tutti per la pazienza e il rispetto che mi avete riservato in questi mesi in cui non ho giocato. Sto bene, mi sono preso il tempo necessario per rientrare al massimo e fare una bella annata”, ha assicurato Berrettini che non dimentica però il momento buio: “Sono stati mesi complicati in cui non sono riuscito a fare quello che amo di più: giocare e competere. Sono stati mesi complicati perché rispetto al passato ho accettato meno questa cosa. Avevo difficoltà a sentirmi giocatore, una difficoltà che ho espresso anche fuori dal campo. Ora è tutto superato, mi sento bene fisicamente e mentalmente, ho tanta voglia di sentirmi di nuovo giocatore. Sento una bella energia nell’aria”. Adesso sembra davvero tutto a posto: “Mi hanno rigirato come un pedalino in questo periodo per risolvere i miei problemi fisici”, ha assicurato Berrettini che ci ha tenuto a ringraziare un campione del passato: “Paolo Maldini mi ha aiutato: abbiamo parlato di problemi e differenze tra sport individuali e di squadra. Mi ha fatto capire che ho ancora tanto da dare”.

Per questa nuova fase della carriera è stata scelta la guida di Francisco Roig: “È un nuovo stimolo, mi sento ancora abbastanza giovane e ho grande energia. Il nuovo gruppo mi ha fatto tantissimi test per capire se ci fossero problemi alla base. Il tennis è uno degli sport più stressanti in assoluto – ha confermato Berrettini – Fortunatamente non sono usciti tanti deficit, anche se è emerso che ho una scoliosi molto forte da quando sono piccolo. Stiamo lavorando molto da un punto di vista posturale. Sono pronto per tornare, manca poco”. Rimesso a posto il fisico, probabilmente anche a livello psicologico le cose andranno meglio. “È sempre partito tutto dal problema fisico. Ora sentendomi meglio con la testa riesco a gestire anche i piccoli acciacchi”, ha spiegato. “Il momento più difficile? L’infortunio agli Us Open e i mesi successivi. Mi sentivo svuotato e senza energie. Quello più alto, Wimbledon: quella settimana è stata speciale. Solo la voglia di stare lì mi ha fatto capire quanto io ami questo sport, è stato l’highlight della stagione. Anche la Coppa Davis, anche se non ho giocato”. Dopo Phoenix la strada è ben delineata. “Ci sono i tornei sulla terra rossa. Voglio giocare a Roma, dove manco da due anni e la cosa mi fa molto male – rivela Berrettini – Il sogno rimane quello di vincere un grande torneo. Il 2024 non sarà l’anno in cui rincorrerò uno del grande slam, cercherò di arrivare il più avanti possibile”.

L’Italia del tennis ci spera: avere un Berrettini al top nel momento in cui è esploso definitivamente Jannik Sinner consacrerebbe la nostra nazione come autentica potenza mondiale. Non ci sarebbe nessuna rivalità dannosa, come conferma lo stesso Berrettini. “Provo come sempre grandissima stima per Jannik, la prima volta che ci ho giocato a Montecarlo mi ero accorto che il ragazzo era speciale. Da una parte mi sorprende, dall’altra no. Ci scriviamo spesso, forse non siamo mai stati così uniti. Mi sta dando una mano, sto cercando di prendere spunto anche dalla sua routine. Il segreto del tennis italiano è che ci stimoliamo a vicenda”, ribadisce Matteo che però una cosa ruberebbe volentieri all’altoatesino: “La risposta”. La mente è comunque libera e lo spazio per i rimpianti è pari a zero: “Rifarei tutto uguale – assicura Matteo – Perché se guardo indietro nella mia carriera sorrido. Tutto quello che ho fatto per me è una vittoria. Si può sempre migliorare, ma nella mia vita ho vissuto così tante situazioni in cui mi sono sentito fiero che sono felice così. Non cambierei nulla”. Ma lo sguardo adesso è saldamente rivolto in avanti: “Sento di avere il potenziale per tornare ai livelli del passato. Non mi interessa il ranking, ma essere competitivo e giocare con i migliori. Spero di arrivare più in forma possibile a Wimbledon perché è il torneo a cui tengo di più. Penso meno alla classifica. Sinner sarà sicuramente uno dei favoriti”.