Il problema di Matteo Salvini è che cento ne pensa e una, se gli va bene, ne fa. Non si tratta di malvagità, né di incompetenza totale, ma di quella vena di laboriosa megalomania per cui è anche molto amato e che condivide insieme ai populisti pentastellati con cui governava in fondo con serena allegria. Adesso scopre come se fosse una sorpresa che i soldi non ci stanno, che nessuno ci credeva, che si faceva tanto per dire tutti insieme giù al bar.

Giorgia Meloni sembra che gli abbia fatto un sorridente sghignazzo dandogli del pescatore della domenica, quello che non porta mai a casa il grande pesce saltato dalla barca. Non che non si sapesse, anzi dove vedevano tutti che dalle pensioni alle province mancano i soldi da spendere e quanto all’opera massima del Ponte sullo Stretto, anche quella gode di incerta salute benché un miracolo sia ancora possibile.

“La manovra che faremo in autunno sarà quella che stanzierà i soldi per il Ponte”, ha detto il vicepresidente del consiglio dopo che la società Stretto di Messina aveva constatato che la cassa era vuota. Quella del Ponte sullo Stretto purtroppo è un’antica leggenda che fa soffrire specialmente chi è convinto che sia un’opera indispensabile per promuovere la Sicilia al rango di continente unito. Ma l’opera è già costata un mucchio di soldi gettati al vento dopo la prima falsa partenza del governo Berlusconi ed è di nuovo al rischio: ne approfittano i green che propongono non si sa quale parco acquatico al posto del Ponte alla ricerca del granchio perduto.

Ma se non ci sono i soldi quale colpa avrebbe lui, pover’uomo? La colpa è sempre la stessa: quella del Miles gloriosus che si fa bello a chiacchiere nella realtà che non esiste giurando sempre di saperla piegare lui a sua immagine e volontà. E questo è un errore politico che merita di essere chiamato vizio perché Salvini è un primatista assoluto dell’effetto annuncio e la maglia nera in onesto realismo.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.