In questi giorni in cui gran parte di medici, infermieri, personale sanitario e strutture ospedaliere, sono impegnati a contenere la diffusione dell’epidemia ed a curare chi ha già contratto il corona virus e in molti casi lotta tra la vita e la morte, non si possono e non si devono dimenticare o trascurare gli altri malati. Chi è affetto da una severa cardiopatia o da una neoplasia ha altrettanto diritto alle cure e soprattutto, a non perdere tempo prezioso nel contrastare patologie che richiedono interventi tempestivi.

Naturalmente negli ospedali nessuna assistenza terapeutica è stata sospesa e sono stati attivati numerosi protocolli per rendere sicura la degenza di ogni malato, che necessiti di terapie indifferibili, ma le informazioni fanno fatica ad arrivare. La stampa, l’attenzione, il bisogno di informare soprattutto sullo stato della pandemia, lascia poco spazio ad altri contenuti e per chi ha un’urgenza terapeutica restare senza riferimenti e notizie certe, può aumentare il malessere e lo smarrimento. Abbiamo chiesto al professor Cristiano Huscher, chirurgo oncologico, visit professor in molte università europee e statunitensi, Direttore della Chirurgia Oncologica e Robotica del Policlinico di Abano (PA), di fare chiarezza sulle eventuali riserve o paure dei suoi e di altri pazienti nel dover recarsi in ospedale. Vogliamo in questo modo spiegare e tranquillizzare chi è in attesa di un intervento o di una terapia, su quale sia la reale situazione e il livello di sicurezza negli ospedali e nei reparti che continuano a prestare cure e assistenza a chi non è affetto da Coronavirus.

Percorsi distinti, strutture dedicate e centinaia di medici, infermieri e operatori sanitari disposti a turni massacranti, a tornare in servizio anche dopo il pensionamento, pur di rendersi utili nello sforzo di salvare il maggior numero di vite e di garantire assistenza a tutti, per ogni tipo di patologia. Professionisti coraggiosi che nel tentativo di trovare una strada terapeutica, di alleviare sofferenze superano i protocolli consolidati e sperimentano nuove soluzioni, nuove terapie e nuovi farmaci. Professionisti consapevoli dei rischi e dei pericoli a cui il loro lavoro li espone, ma ugualmente disposti ad intervenire e a scendere in campo anche disarmati, senza tutte le necessarie protezioni, perchè spesso quello che potrebbe proteggerli, manca.

Professionisti che andrebbero meglio tutelati non solo dal rischio di contagio da Corona Virus, ma anche da una medicina sempre più difensiva, per il numero di denunce e rinvii a giudizio da parte di una magistratura non sempre all’altezza di giudicare la correttezza della pratica medica o l’eventuale errore.
In questo momento, in cui tutti ci sentiamo minacciati dai pericoli di una pandemia, non c’è spazio per la medicina difensiva, in questo momento i medici sono eroi e per allontanare ogni tentazione arriva anche un pronunciamento e un comunicato dell’ordine degli avvocati di Napoli che nel ringraziare “ medici, infermieri e operatori sanitari che in piena emergenza, con grande professionalità e umanità mettono a rischia la propria vita, si dissocia da inopportune iniziative pubblicitarie di offerte di prestazioni legali per contenziosi da instaurare con riferimento a contagi da Coronavirus e valuterà da subito comportamenti deontologicamente rilevanti e, se del caso, verranno inoltrate le dovute segnalazioni al competente Consiglio di disciplina”. In altre parole, cari dottori fate, agite, lavorate sereni perchè questa volta non dovrete difendere le vostre scelte terapeutiche, il vostro operato, nelle aule dei tribunali.

Non vogliamo affermare che non esistano casi di mala sanità, ma forse una maggiore cautela nell’imputare sempre al medico, ad un suo ipotetico errore, la morte del paziente, come rifiuto dell’ineluttabile, andrebbe applicata anche al termine della pandemia, sapendo che il rischio che possa riaccadere e che quindi avremo ancora bisogno di eroi, non è così remoto.