Con un emendamento alla legge di Bilancio presentato dal senatore meloniano Guido Quintino Liris, tutti i magistrati, ordinari, amministrativi, militari e contabili, potranno rimanere in servizio fino al compimento del settantatreesimo anno e, soprattutto, essere richiamati a domanda se sono già andati in pensione per aver raggiunto il limite d’età, attualmente fissato a settanta anni.
L’istanza dovrà essere presentata, anche per il personale in aspettativa e in fuori ruolo, ai rispettivi organi di autogoverno almeno sei mesi prima dal compimento del settantesimo anno di età.

Il personale in pensione che presenta domanda di rientro in servizio non potrà però assumere incarichi direttivi o semi direttivi, anche se in precedenza ricoperti negli uffici di originaria appartenenza. La norma così congegnata ha l’evidente scopo di allungare la permanenza in servizio alle toghe che nei prossimi mesi sarebbero dovute andare in pensione al compimento dei settanta anni e che ricoprono incarichi ‘importanti’.
Difficilmente, infatti, chi è già in pensione, dopo aver fatto il procuratore vorrà tornare come semplice pm. Nomi dei possibili ‘beneficiari’, ovviamente, non se ne fanno, ma guardando la carta d’identità di un paio di capi di gabinetto, di qualche presidente di tribunale o di sezione al Consiglio di Stato, qualche sospetto viene.

Liris, nella relazione al testo, scrive che “intende sopperire alle urgenti ed impellenti esigenze processuali che hanno visto aumentare tutto il contenzioso giudiziario a fronte di una continua e costante riduzione dei magistrati in servizio a causa, sia dei pensionamenti per anzianità, che per vecchiaia”.
“Il trattenimento in servizio è finalizzato anche alla puntuale esecuzione del Pnrr per la riduzione dell’arretrato, nonché per accelerare e definire tutti i processi in essere”, prosegue, sottolineando come sia “opportuno che magistrati di comprovata esperienza possano essere utilizzati per far fronte alle istanze di giustizia pendenti presso tutti plessi giudiziari ed in particolare per le urgenti ed impellenti esigenze processuali previste dalla riforma “Nordio” con peculiare riferimento all’introduzione del giudice collegiale per l’applicazione delle misure cautelari”.
Riforma, va detto, di cui si sono perse le tracce a Palazzo Madama ma che serve a Liris per giustificare il suo emendamento.

L’allungamento dell’età pensionabile, comunque, avrebbe costi limitatati per il bilancio dello Stato e ciò in considerazione del fatto che “l’impegno di spesa è quantificato nella differenza retributiva tra i magistrati trattenuti in servizio e quelli che dovrebbero essere assunti, considerato che, la permanenza in servizio dei magistrati trattenuti, avrà come conseguenza la mancata vacanza nei ruoli”.
I magistrati in pensione che chiederanno il rientro in servizio sino al settantatreesimo anno di età, in particolare, continueranno ad usufruire del solo trattamento pensionistico già erogato nei loro confronti.
La modifica normativa, pertanto, consentirà “l’evidente vantaggio di evitare i vuoti in organico che si determinano in attesa delle attribuzioni delle funzioni per i nuovi vincitori di concorso con conseguente aumento dell’arretrato giudiziario”.
I pensionamenti annuali presso le diverse magistrature, calcolate in media sul numero dei posti messi a concorso ogni anno, sono di circa 400 magistrati.