Pragmatici su energia e rapporti bilaterali. Rassicuranti sui conti, il bilancio e il Pnrr. Distratti, per non dire assenti, sui diritti umani. Con un occhio a Bruxelles e uno a Sharm el Sheik, il governo Meloni prende forma e sostanza per le cancellerie europee ed internazionali. Si parla di economia a Bruxelles dove il ministro Giancarlo Giorgetti ha fatto il suo esordio all’Eurogruppo. Si parla di ambiente, quindi energia e anche diritti umani sul Mar Rosso dove la premier Meloni ha esordito alla Cop 27, la conferenza internazionale sul clima organizzata dall’Onu cui partecipano 183 paesi.

Meloni avrebbe potuto declinare l’invito e delegare ad un ministro visto il poco tempo a disposizione per essere padrona dei dossier. Ha scelto di esserci. Con il titolare dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. E di affrontare subito bilaterali importanti, primo fra tutti con Al Sisi, avendo avuto cura, grazie alla tappa di Bruxelles, di non aver fatto dell’Egitto la sede della sua prima visita istituzionale. Troppi i dossier aperti – Regeni e Zaki – per fare questo “regalo” al “dittatore”-presidente egiziano. Ma se Mario Draghi aveva tenuta incerta la sua presenza a Sharm el Sheik per non sdoganare Al Sisi e i dossier mai risolti del ricercatore italiano ucciso dalla polizia egiziana e del ricercatore egiziano ancora sub iudice (ma uscito dal carcere), la premier italiana ieri ha accettato un bilaterale di 75 minuti con il dittatore-presidente italiano.

Non succedeva dal febbraio 2016, quando il corpo di Giulio Regeni fu trovato massacrato sul ciglio della strada a pochi metri da una sede dei servizi segreti egiziani. Oltre un’ora, raccontata da sorridenti immagini ufficiali del governo egiziano, in cui si è parlato molto di immigrazione (come fermarla) e di giacimenti di gas nel Mediterraneo (con Eni protagonista), di un nuovo collegamento di fornitura elettrica ma poco o nulla della collaborazione giudiziaria su Regeni e delle garanzie sempre giudiziarie per Zaki. Il governo del Cairo chiede “nuovo impulso alle relazioni Italia-Egitto”. Un interscambio economico di cui nei fatti anche l’Italia non può fare a meno. Nella nota di palazzo Chigi si spiega che “i due casi giudiziari sono stati trattati a margine”. “Andare oltre, serve pragmatismo in un quadro geopolitico così complesso non possiamo permetterci rapporti freddi con il Cairo” dicono fonti diplomatiche italiane.

In pochi minuti queste dichiarazioni rimbalzano in Italia e diventano tutt’uno con le scene della selezione a bordo delle navi ong tra chi può essere sbarcato (minori e fragili) e chi invece è indesiderato e deve riprendere il mare. A dieci giorni dal giuramento possiamo parlare di un governo bifronte: nel segno di Draghi, “responsabile e consapevole” su economia ed energia (almeno per ora); spiccatamente di destra sul fronte dei diritti umani. Tanto Giorgetti quanto Meloni sembrano tranquillizzare le cancellerie europee ed internazionali dimostrando di voler procedere “nel segno di Draghi”. Lo hanno sempre fatto per la politica estera filoatlantista e pro Ucraina così che le prime dichiarazioni ufficiali sono state gradite conferme.

A bilancio del suo esordio all’Eurogruppo, Giorgetti ha mostrato totale continuità con il governo di cui faceva parte. “Il governo italiano manterrà un approccio prudente e realista nella gestione dei conti pubblici” ha assicurato il titolare del Mef negli incontri bilaterali con la ministra dei Paesi Bassi Sigrid Kaag e il presidente dell’Eurogruppo l’irlandese Paschal Donohe. In un clima definito “cordiale e costruttivo” si è parlato del caro energia, del Pnrr e della modifica del patto di stabilità. Giorgetti ha sottolineato, in vista della manovra e all’indomani della presentazione della Nadef, l’approccio “prudente e realista” che tiene conto da un lato del buon andamento dell’economia, confermato dalle ultime rilevazioni dell’Istat, e dall’altro dei rischi al ribasso, collegati in particolare al mercato dell’energia e all’inflazione. Per il resto, “necessità di una politica comune per contrastare gli aumenti del prezzo dell’energia” e la sottolineatura del “costo che molti Paesi hanno già pagato a causa delle divisioni a livello europeo”. In una prospettiva di governo di lunga durata, Giorgetti ha sottolineato la necessità di “una nuova governance europea che tenga conto delle caratteristiche economiche e finanziarie specifiche dei diversi Paesi dell’Unione e riconosca il valore centrale della crescita nel garantire la sostenibilità”. Anche l’incontro con il commissario Gentiloni è andato bene, nel senso che il Pnrr dovrebbe essere messo al riparo da sorprese e fughe in avanti.

A qualche migliaia di km di distanza, intanto, Giorgia Meloni faceva il suo debutto internazionale tra i capi di stato e di governo di circa duecento paesi. Il programma ha subito varie modifiche e la premier italiana ha parlato in plenaria quasi alle 20 ora italiana. Se il messaggio del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è stato “siamo sull’autostrada per l’inferno”, la premier italiana ha “confermato l’adesione agli obiettivi di Cop 27 a patto che siano condivisi da tutti”. Cina e India, i più grandi inquinatori, sono assenti dal vertice di Sharm. Il governo italiano, da parte sua, ha cancellato la doppia dizione “transizione ecologica” e “digitale” dalle deleghe dei 24 ministeri. Ha detto il ministro Adolfo Urso, titolare dello Sviluppo economico e del Made in Italy: “La transizione ecologica deve essere rimodellata alla luce delle nuove emergenze”.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.