Il viaggio della premier a Bruxelles
Cosa ha fatto la Meloni a Bruxelles: gli incontri con von der Leyen, Metsola e Michel

«Visita bagnata, visita fortunata». Sotto la pioggia fine e continua di Bruxelles Giorgia Meloni saluta con un abbraccio affettuoso la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. È reduce dal pranzo in residenza con l’ambasciatore Piero Benassi e la delegazione diplomatica italiana e dal colloquio con il commissario Gentiloni. Nel pomeriggio sono previsti ben tre bilaterali, Metsola, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Jean Charles Michel. A sera – quando la cena con Michel è ancora in corso – il bilancio del debutto internazionale della premier Giorgia Meloni è “più che positivo”, aggettivo condiviso dalle varie delegazioni. «Sono molto contenta di aver fatto questa scelta per la mia uscita istituzionale e per l’interlocuzione franca e positiva», dirà prima della cena con Michel.
A parte Metsola, Meloni non aveva mai incontrato né von der Leyen nè Michel. «A volte conoscersi di persona può aiutare a smontare una certa narrativa su di me e sul governo italiano. E scoprire che non siamo marziani e che siamo qui per collaborare e anche per difendere gli interessi nazionali nell’ambito dell’Unione europea». Toni ben diversi da quelli usati da Meloni prima del 25 settembre. Quando diceva alle istituzioni europee che “la pacchia è finita” e che “la legislazione italiana viene prima di quella europea”. Non poteva essere diversamente visto che la scelta di cominciare da Bruxelles, anziché dalle singole cancellerie europee come vuole la prassi, contiene il messaggio chiaro e distensivo: collaboriamo e non facciamoci del male. Non è l’ufficialità e anche la ritualità di una giornata come ieri che ci può dire come evolveranno i rapporti tra il governo Meloni e i vertici europei. Sicuramente c’è stata chiarezza.
Almeno a parole e almeno da parte della premier italiana. «L’Europa vive nelle identità della sue nazioni, nelle tradizioni dei suoi popoli, nei sogni dei suoi giovani e nelle speranze dei suoi cittadini», ha scritto Meloni nel grande libro dei saluti che tradizione vuole venga firmato dal premier neoeletto in visita ufficiale. Sui social è stata più sintetica: «La voce dell’Italia in Europa sarà più forte». Chissà se può bastare per i tanti che hanno votato Fratelli d’Italia per la sua versione euroscettica. Ci sarà tempo per misurare propositi e promesse. Ieri, intanto, è andata “benissimo” come si lascia sfuggire il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto.
Tanti i dossier sul tavolo: il costo dell’energia e come calmierarlo («ho detto a von der Leyen che urge dare concretezza alle decisioni prese due settimane fa»); il nuovo patto di Stabilità su cui Bruxelles si esprimerà il 9 novembre; le “modifiche, anzi gli aggiustamenti” al Pnrr “perché tutti vogliamo spendere al meglio tutte le risorse del Piano e in base alle nuove emergenze dettate dall’inflazione»; la guerra in Ucraina, ovviamente. Soprattutto il braccio di ferro da ieri ingaggiato dalla Germania che chiede all’Italia di farsi carico dei migranti, traduci 104 minorenni, che sono tratti in salvo nelle acque internazionali tra Libia e Sicilia dalla nave ong Minority 1 che batte bandiera tedesca. Una circolare del ministero dell’Interno impedisce alle navi – sono due- di entrare nei porti italiani perché «nella fase di salvataggio hanno violato le norme italiane ed europee».
Palazzo Chigi intende far valere la norma per cui “il primo approdo” scatta già sulla nave che trae in salvo le persone di cui si deve quindi far carico il paese di bandiera della nave. In questo caso la Germania. La questione, che ha una sua urgenza, è stata al centro del bilaterale con Ursula von der Leyen a palazzo Berlaymont. «Abbiamo spiegato che l’Italia intende fa rispettare e difendere i confini esterni come già previsto dalle regole europee – ha detto Meloni – e mi pare di aver trovato orecchie disponibili». La nave ong, intanto, resta ancora al largo. Senza approdo sicuro.
In realtà, oltre al messaggio distensivo, aver scelto Bruxelles per il debutto internazionale mette la premier anche al riparo dall’ambiguità di dover fare l’esordio a Sharm el Sheik dove la prossima settimana è in programma la Conferenza Onu sull’Ambiente Cop 27. Proprio in quell’Egitto con cui l’Italia ha un grave sospeso: l’uccisione di Giulio Regeni. Dopo tre giorni di imbarazzo per lo scivolone del decreto anti-rave che il governo sarà costretto a correggere, quella di ieri è stata la prima vera buona giornata per Giorgia Meloni. Le bollette del gas del mese di ottobre sono calate del 12,9 per cento. Grazie alle temperature e, soprattutto, ai nuovi metodi di calcolo voluti dal governo Draghi. Per l’elettricità toccherà aspettare gennaio. Il rischio impennate dei prezzi è ancora alto ma la quotazione del gas intorno a 100 euro è un dato che sembra consolidato. Anche i numeri della Nadef, sul tavolo del Cdm di oggi, sono buone notizie: il Pil cresce dello 0,6 nel terzo trimestre dell’anno e il tesoretto per ristorare famiglie ed imprese sale fino a 15 miliardi. Forse diciannove.
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