Esteri
Meloni punta sull’Etiopia, il ruolo nel Piano Mattei e la visita fissata a luglio. Ma il Paese vive problemi di ordine interno

Il primo ministro della Repubblica federale democratica di Etiopia, Abiy Ahmed Ali, è stato in visita ufficiale in Italia. Dopo aver incontrato Papa Leone XIV, ha visto Giorgia Meloni per parlare del Piano Mattei e della crescente cooperazione tra i due Paesi che scommettono fortemente su questo rapporto. Si tratta del quarto vertice ai massimi livelli in circa due anni, e la premier ha lodato i passi in avanti fatti dall’Etiopia nei settori del recupero delle acque, del rafforzamento delle strutture sanitarie e dell’agricoltura sostenibile, alcuni capisaldi della crescente economia africana.
La posizione etiope
L’Etiopia resta un leader regionale e vanta un ruolo chiave nel complicato mosaico del Corno d’Africa, dove ancora il fondamentalismo islamico minaccia le stabilità di molti Paesi. Lo Stato africano da oltre un anno è anche entrato a far parte del gruppo dei Brics, l’alleanza economica e politica costruita da Russia, Cina e India, ma lavora assiduamente anche con gli Stati Uniti. Gli investimenti strutturali maggiori sono però riconducibili quasi esclusivamente a Pechino, che ha costruito il grande aeroporto internazionale della Capitale e ha donato l’edificio dove si riunisce l’Unione africana.
Il problema
L’Italia ha voluto inserire lo Stato africano nel primo gruppo di Paesi coinvolti nel Piano Mattei perché punta fortemente a un partenariato strategico in questa vitale area di mondo. L’Etiopia sta attraversando diversi problemi di ordine interno e, dopo oltre due anni di guerra, la situazione nel Tigray sembrerebbe finalmente giunta a una tregua. Gli accordi siglati a Pretoria, in Sud Africa, hanno infatti concluso una fragile pace in questa regione, dove la popolazione locale ha combattuto a lungo sacrificando molte vite negli scontri militari contro l’Esercito federale etiope. Dopo il Tigray, si sono accessi focolai di rivolta anche nelle regioni abitate dalle popolazioni Oromo e Amhara, destabilizzando zone molto vicine alla Capitale Addis Abeba. Il problema dell’Etiopia è che ogni gruppo etnico è dotato di una milizia e di una polizia, che rispondono direttamente agli amministratori locali e che non accettano di essere inglobate nell’Esercito nazionale perché perderebbe il suo potere sul territorio.
L’Italia ha fortemente scommesso sul continente africano, e i rapporti con i leader continentali sono fondamentali. Per l’Etiopia è stato stilato un programma triennale di cooperazione allo sviluppo da 140 milioni euro, 100 a credito e 40 sotto forma di doni, oltre naturalmente gli investimenti del Piano Mattei. Il premier etiope è stato accusato da diverse Ong di aver perpetrato un genocidio della popolazione tigrina negli ultimi due anni, utilizzando i soldati eritrei che sono diventati i suoi più fedeli alleati.
Oggi l’Etiopia è in conflitto diplomatico con la Somalia per lo sbocco sul mare del Somaliland, a cui Addis Abeba vuole riconoscere l’indipendenza da Mogadiscio, e ha pessimi rapporti con l’Egitto. Con Il Cairo il problema è sorto con la costruzione della GERD (Great Ethiopian Renaissance Dam), la grande diga sul Nilo che – a detta egiziana e sudanese – toglierebbe l’acqua del grande fiume a questi due Paesi, distruggendo la loro economia. Per Addis Abeba si tratta della più grande opera infrastrutturale della sua storia, e le permetterebbe di essere autosufficiente a livello energetico e vendere una parte di elettricità anche agli Stati confinanti. Il premier etiope su X ha definito questa diga un “orgoglio della nostra nazione e dell’Africa”, lanciando anche un secondo progetto di diga a Koysha, sul fiume Omo. Queste gigantesche opere infrastrutturali portano anche la firma italiana perché, insieme a cinesi e turchi, ci stanno lavorando pure ingegneri del gruppo italiano Webuild, ex Impregilo, e per questo motivo è stato organizzato anche un incontro con Pietro Salini, amministratore delegato di questo importante gruppo industriale.
Il rapporto con l’Etiopia resta indubbiamente chiave per il Corno d’Africa, e Meloni ha già fissato una visita nello Stato africano per il 28 luglio prossimo: sarà co-presiedente, con il primo ministro Abiy Ahmed, al vertice delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare.
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