Primo piano, interno giorno. La trattoria Ai Bozzi, in Piazza Giuditta Tavani Arquati a Trastevere, è affollata. Sigfrido Ranucci ha telefonato per prenotare un tavolo. Quattro coperti. È lì, a pranzo, lontano da orecchi e sguardi indiscreti, che ha deciso di incontrare due persone che sono appena arrivate a Roma dal Veneto, in treno. Non sono nomi noti. E non sono certo fornitori Rai.

Avrebbero per le mani – è l’alicetta con cui l’hanno agganciato – del materiale scottante su Flavio Tosi. Nel processo che seguirà, spiegheranno di aver inscenato un finto accordo per registrare di nascosto – usando due telecamere nascoste – la trattativa con cui Sigfrido Ranucci confeziona servizi e dossier. Agendo come attori, riescono a catturare una conversazione che ha dell’incredibile. Per le cose che dice Ranucci, per come le sostanzia, per le amicizie che vanta. E soprattutto per un fatto: presenta una complicità, una consuetudine, una familiarità con i vertici dei servizi segreti, parlandone con leggerezza perfino con due sconosciuti che lo stanno incontrando per la prima volta.

VIDEO – Sigfrido Ranucci: “Se vuoi lo chiamo subito, è collegato coi servizi segreti”

Il video che mostriamo qui è del tutto inedito: mostra il conduttore Rai nell’atteggiamento di blandire i due, un po’ restii a cedergli il materiale “piccante”. Per convincerli, oltre ai soldi di cui ha parlato nel primo video, da noi già pubblicato, li rassicura con l’evocazione di relazioni altisonanti: “Io ti chiamo il comandante del Ros adesso. È uno collegato con i servizi segreti. Interni. È la persona ideale in questo momento. Poi se tra sei mesi lo spostano, sono cazzi”. La cosa non si limita, come fanno credere i commedianti, alla necessità di proteggere una persona: “Loro stanno cercando queste cose qua”, aggiunge Ranucci. Dove “loro” sembra stare per Servizi segreti, e “queste cose” sarebbero i presunti – ma inesistenti – video compromettenti. La correlazione sarebbe biunivoca, fa capire Ranucci: “Mi ha chiamato lui a me, hai capito?”, fa notare.

Il video presenta notevoli novità rispetto al quadro finora conosciuto. Ci parla di un Ranucci che sembra fare “cassa comune” addirittura con un pezzo dei servizi. “Millanterie”, le definirà nella sentenza di primo grado il giudice del Tribunale di Verona, Cristina Carrara, che il 30 settembre nelle motivazioni che assolvono gli imputati dalle accuse di diffamazione parla di “tenore fraintendibile del contegno e delle parole del giornalista registrate a sua insaputa” e sottolinea come “le amicizie tra le Procure e le Forze dell’Ordine millantate dal Ranucci” avessero impressionato Tosi, portato a sopravvalutare l’interlocutore.

Non rimane che guardare il documento, ciascuno tragga la sua conclusione.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.