Reduce dai successi stratosferici del Festival di Sanremo, l’amministratore delegato Rai Carlo Fuortes non si sarebbe mai aspettato che la sua audizione in commissione di Vigilanza si sarebbe trasformata in un thriller ricco di colpi di scena. Nessuno dei senatori e dei deputati presenti riusciva a credere alle proprie orecchie quando – nel rivolgersi a Fuortes – il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri, in tono pacato ma perentorio, sganciava la bomba dei messaggi privati che gli avrebbe inviato Sigfrido Ranucci, conduttore di Report e vicedirettore di Rai3.

Ricordando la lettera anonima che accusava Ranucci di molestie, il commissario di Forza Italia in Vigilanza ha snocciolato una serie di messaggi che il conduttore di Report gli avrebbe inviato immediatamente dopo la seduta in cui se ne era discusso. «Berlusconi è il top player del bullismo sessuale che adesca minorenni» gli avrebbe scritto Ranucci. E ancora: «Mi arrivano decine di segnalazioni sui tutti i politici, anche su di voi, tra uso di cocaina e scene da basso impero sugli yacht». Ranucci avrebbe scritto a Ruggieri di essere in possesso di ben 78000 dossier sui politici, che nei messaggi definirebbe «riciclatori» e «merde», tirando in ballo anche la compagna del commissario azzurro in Vigilanza, e la figlia di lei. «Spero che capiti anche a loro», gli avrebbe scritto Ranucci.

Per gli sbigottiti colleghi in commissione e per l’ad Fuortes, i colpi di scena non erano terminati. Poco dopo, il senatore di Italia Viva Davide Faraone confermava infatti le parole del collega deputato asserendo di aver ricevuto messaggi della stessa natura da parte di Ranucci. Nel brusio generale di quella che sembrava la scena clou di Testimone d’accusa, la senatrice Santanché e il deputato Mollicone di Fratelli d’Italia chiedevano la solerte convocazione di Ranucci in commissione; mentre altre voci suggerivano la chiusura immediata dell’audizione. A quel punto il presidente Barachini ha invitato Ruggieri a depositare i messaggi in commissione e alla Procura e ha chiesto un parere all’ad Rai Fuortes. L’amministratore delegato della Rai ha replicato che «le accuse a Ranucci non sono state riscontrate» e che comunque «sono serie e gravi. Io non sono un giudice, sono un amministratore che ha rispetto delle leggi. Sono comunicazioni private non fatte nell’esercizio delle funzioni di Ranucci. Se il tutto fosse avvenuto in trasmissione sarebbe stato diverso. Il caso deve essere giudicato dalle autorità competenti, noi attiveremo l’audit, unico organo competente». Una posizione che però non ha convinto i parlamentari.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha espresso «solidarietà personale e istituzionale all’onorevole Ruggieri per le invereconde affermazioni di un conduttore del servizio pubblico. Mi auguro che la Rai prenda una posizione forte e immediata». Interpellato dal Riformista, il segretario della Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi (Iv) ha dichiarato: «Se dovesse essere tutto confermato come esposto e se tra Sigfrido Ranucci e l’onorevole Ruggieri non vi è un rapporto di cordialità e consuetudine, sarebbe gravissimo e – prima delle Autorità – dovrebbero intervenire i presidenti di Camera e Senato a tutela del ruolo e dell’ambiente di lavoro della Vigilanza e dei suoi commissari».
Più perentori i Fratelli d’Italia che, tramite il commissario in Vigilanza Mollicone, hanno ricordato che «il dossieraggio è un reato» e che quello di Ranucci è «un metodo di giornalismo a tesi che ora minaccia perfino, parlando di fantomatici dossier, persino insultando e minacciando un leader di partito». Al Riformista, Federico Mollicone ha poi dichiarato che, se tutto fosse confermato, saremmo di fronte a un reato di competenza del Copasir.

Il senatore grillino Primo Di Nicola, vicepresidente della commissione di Vigilanza, ha difeso Ranucci, sottolineando che le accuse di Ruggieri sono capitate a fagiolo dopo che Fuortes aveva annunciato che l’inchiesta interna sulla lettera anonima che accusava il conduttore di Report di molestie sessuali si era conclusa senza scoprire alcunché. Debolissima, e in difesa, la replica del conduttore che arriva in serata: «I miei non erano i messaggi di un vigilato a un vigilante, ma di un uomo a un altro uomo». Si fidava evidentemente della solidarietà e del silenzio tra maschi. L’affaire Report ha offuscato l’altra polemica che aveva tenuto banco in commissione fino alla rivelazione di Ruggieri, ovvero il taglio dell’edizione notturna del Tgr.

Carlo Fuortes ha smentito il segretario dell’Usigrai che, nella stessa sede, aveva parlato di atteggiamento tetragono da parte dell’azienda. Il vertice Rai ha invece sottolineato come egli avesse sollecitato vari incontri con il sindacato, che tuttavia avrebbe mostrato un irrigidimento e il rifiuto a sedersi al tavolo del confronto. Fuortes ha poi affermato di sentirsi nel giusto, dal momento che il taglio porta risparmio per i contribuenti senza licenziamenti e che sarà il tribunale a decidere chi ha ragione tra lui e il sindacato. «Da parte dell’azienda c’è disponibilità totale» ha ribadito.