«Successo e grande soddisfazione per la Rai», esulta l’Ad Carlo Fuortes dopo che la prima serata del Festival di Sanremo 2022 ha conquistato lo share più alto degli ultimi 17 anni. Ma se su dirigenti e artisti in trasferta sfavillano le luci dell’Ariston, all’orizzonte di Viale Mazzini si addensano invece nere nubi. Terminati canti e balli, il prossimo martedì 8 febbraio Fuortes sarà infatti atteso in Vigilanza Rai.

Il nostro “Napoleone”, come lo chiamano in azienda, non fa un salto in Vigilanza fin dal 24 novembre scorso, quando sganciò in tutta nonchalance la bomba del taglio dell’edizione notturna della Tgr. Scatenando così uno dei putiferi più incandescenti a memoria d’uomo, e inimicandosi – fra gli altri – tutti i presidenti di Regione, Usigrai, Fnsi, e portando alla spaccatura nel Cda, culminata con il voto contrario al Budget 2022 da parte dei consiglieri del Pd (Francesca Bria) e del M5s (Alessandro Di Majo), alleatisi con quello in quota Dipendenti (Riccardo Laganà) contro l’Ad. Sfiduciandolo di fatto. La naturale affinità elettiva tra la dem Bria – già grillina sfegatata, supporter di Virginia Raggi e antirenziana – e il pentastellato Di Majo si consolidava anche qualche tempo dopo in sede di votazione sui piani di produzione, quando i due consiglieri si astenevano confermando la fronda interna contro Fuortes.

In altri termini, se l’attuale gestione della Tv di Stato voluta da Mario Draghi è ancora in piedi lo si deve all’asse Forza Italia (Simona Agnes) e Lega (Igor De Biasio), che in Cda hanno votato a favore del budget di cui sopra. Due “sì” (aggiunti a quelli scontati di Fuortes e Soldi) contro tre “no”, a riprova che il Cda è totalmente polarizzato tra Centrodestra e Centrosinistra e soprattutto che Fuortes è a conti fatti in minoranza. Il no dei Consiglieri Rai Pd-M5s si deve anche a una manciata di nomine a favore del Centrodestra che hanno scontentato grillini e dem. E questo proprio nel periodo cruciale dell’elezione del Capo dello Stato, nella quale sottolineare che il Centrodestra non ha affatto brillato è dire poco. Il draconiano Fuortes sarà quindi audito in un clima politico-istituzionale già torrido dopo l’iter dirompente che ha portato al Mattarella bis e che ha creato scompiglio tra partiti e coalizioni. Per giunta dopo oltre un mese di guerra aperta tra Ad e Usigrai, sfociata in uno sciopero audio-video ed esacerbatasi dopo che Fuortes ha vietato la diffusione di uno spot di protesta contro il taglio della Tgr notturna. Il segretario Usigrai Macheda ha peraltro confermato sempre in Vigilanza la decisione di portare Fuortes in giudizio, se non ripristinerà la terza edizione dei Tg regionali. Un muro contro muro che non sembra destinato a risolversi.

Scontato, dunque, che la Vigilanza metterà Fuortes di fronte alla cruda realtà della sfiducia da parte di ben tre consiglieri (al suo predecessore Fabrizio Salini chiesero le dimissioni con soli due voti a sfavore) chiedendogli spiegazioni; e al fatto che, se la cancellazione dei Tgr notturni non sarà affiancata da altrettanti tagli, per esempio alle non poche costosissime trasmissioni che fanno l’1-2% di share, le misure drastiche saranno viste come un accanimento circoscritto a un unico settore, offrendo ulteriori munizioni ai suoi già tanti nemici. Agli “amici”, ovvero a Fi che lo sostiene con la Lega, non è andata giù la puntata di Report su Silvio Berlusconi appena uscito dall’ospedale, deplorata da Aldo Grasso sul Corriere che parla di «penosa intervista a Noemi Letizia di Casoria», di «metodo Ranucci» e di «tragicommedia del giornalismo complottista». Difficile che i commissari di Forza Italia non chiedano spiegazioni a Fuortes, specie visto che Report non ha dedicato per esempio alcun servizio alla visita della Finanza a Giuseppe Conte.

Il segretario della Vigilanza Anzaldi (Iv) ha invitato il presidente Barachini a convocare in audizione i consiglieri contrari a Fuortes, ovvero quell’asse Pd-M5s che lo aveva accolto con la fanfara al suo insediamento nel luglio 2021, e che pochi mesi dopo gli ha già voltato le spalle. Un voltafaccia inaspettato che ha lasciato sbigottito anche l’ex presidente Rai Claudio Petruccioli, e che rappresenta una mina vagante anche per il dante causa di Fuortes, lo stesso Mario Draghi, uscito non proprio vittorioso dalla corsa per il Colle. Una mina vagante che rischia di deflagrare durante l’imminente audizione di “Napoleone” Fuortes e sulla quale quest’ultimo sarà chiamato a “cantare”. Speriamo per lui, non la Waterloo degli Abba.