Bilancio amaro per Carlo Fuortes che prova a trasferire nel complesso mondo di viale Mazzini il metodo con cui ha guidato il Teatro dell’Opera di Roma. Quello che qualcuno chiama eufemisticamente “piglio napoleonico”: decisioni imperiture, posizioni inamovibili. Come successe per l’ente teatrale romano, l’ad della Rai si sta mettendo contro tutto e (quasi) tutti, dal potente sindacato UsigRai fino alla politica, perfino quella a lui più vicina: degli strali di Conte sappiamo, della crescente presa di distanza del Pd iniziano a filtrare notizie.

Il suo interlocutore a Palazzo Chigi rimane Antonio Funiciello, ma con le tante emergenze di questo periodo è nei fatti che il capo di gabinetto di Mario Draghi abbia a sua volta dovuto trascurare il dossier della Tv pubblica. Sulla cui governance Fuortes non accetta, comunque, troppi consigli. Neppure quelli dei consiglieri Rai sono ben accetti. E così, dopo aver assecondato le nomine sovraniste in Tg e strutture e aver tagliato l’ultima edizione delle testate regionali, Fuortes ha rotto con l’Usigrai e si è inimicato un pezzo dei consiglieri di amministrazione che in tre ieri hanno votato no alla sua proposta di budget per il 2022, ovvero il pilastro su cui fondare il risanamento dell’azienda. Facendo indispettire non poco palazzo Chigi, che ha proprio nell’unità fra le forze politiche la sua ragione fondativa, al premier Draghi mai come in questa fase necessaria. Con il paradosso che a sostenerlo sono rimasti solo i partiti di centrodestra, Lega e Forza Italia, mentre il centrosinistra che ne aveva salutato l’ascesa gli si sta rivoltando contro.

La consigliera Bria, che è nel Cda in quota Pd ma tutti ascrivono più all’area di Giuseppe Conte che a quella di Enrico Letta, ha votato contro il budget. La ghigliottina sull’edizione notturna del TgR non può giustificare la bocciatura del bilancio della prima azienda del comparto media d’Italia. È un gesto senza precedenti, di cui ora chiedono conto in tanti. «I consiglieri Pd e M5s votano contro l’Ad Rai Fuortes sulla competenza più importante del Cda, il bilancio: una vera e propria sfiducia al vertice aziendale scelto dal presidente Draghi. È un attacco al premier? Qualcuno da Pd e M5s spiegherà?», si chiede in una nota il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. «Votare contro il budget – prosegue Anzaldi – è un atto aziendale grave, che non può certo essere motivato dalla semplice contrarietà allo stop all’edizione flash notturna della Tgr».

Il senatore Antonio Saccone prova a leggere i fatti in chiave di posizionamento interno ai giallorossi, forse perfino in ottica di conte pre-quirinalizie: «Siamo di fronte all’ennesimo scontro interno al Pd, alla solita guerriglia tra correnti? Dopo aver ottenuto numerosi incarichi in posti chiave, ora il Pd , insieme ai 5 stelle, vota contro il bilancio della stessa Rai». Dall’opposizione, Fratelli d’Italia non fa sconti: «La bocciatura da parte di 3 componenti del Cda del budget Rai è un atto di forte gravità, tanto più che proviene dal perimetro della maggioranza che sostiene l’amministratore delegato Fuortes», dichiara il commissario di Vigilanza Rai Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia che ricorda quando Borioni e Laganà, nella precedente consiliatura, votarono contro il budget 2021 e non mancò chi chiese per questo le dimissioni dell’amministratore delegato. «Ora – fa notare – con 3 voti contrari, peraltro di maggioranza, è necessario chiarire questo atto in Cda. La Vigilanza Rai – sollecita infine – si occupi della vicenda».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.