Quasi un’ora di servizi, interviste, opinioni e retroscena nel segmento particolarmente approfondito dedicato su Rai3 dalla trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci andata in onda nella prima serata di lunedì 1° novembre, dal titolo Non c’è due senza tre. Il tema sono le  dosi dei vaccini anti Covid-19. L’inchiesta ha toccato un’infinità di aspetti e di presunti punti controversi della campagna vaccinale italiana e internazionale, suscitando reazioni mediatiche e politiche.

Il fil rouge è la terza dose e tutte le dinamiche scientifiche, sociali, economiche e politiche che le ruotano attorno. Spaziando dalle questioni di dosaggio agli iter di approvazione, dalle strategie delle case farmaceutiche ai dubbi sul futuro, da supposte contraddizioni procedurali alle successive correzioni di tiro che la pandemia ha imposto ai decisori politici.

Un effluvio di allusioni, controversie, incertezze, punti oscuri, attriti e criticità che ha scatenato una sequela di polemiche verso il modus utilizzato dalla trasmissione di raccontare questo aspetto della pandemia. Oggi Sigfrido Ranucci risponde dal proprio profilo twitter ripostando l’articolo de Il Fatto Quotidiano e modificandone l’aspetto originale.

Le foto dei ‘censori’ di Report vengono così ingrandite e spiattellate in bella mostra: “Non hanno visto la tv” si legge nel titolo. Ma dentro nessuna traccia di domande su cosa i ‘tre censori’ abbiano effettivamente visto in tv. Valeria Fedeli senatrice e capogruppo Pd in commissione Vigilanza Rai assicura di aver “sempre difeso il lavoro di Report , preziosissimo”, Andrea Romano, deputato dem tra i firmatari della nota e Michele Anzaldi, di Italia Viva, che in un’interrogazione accusa Report di “teorie complottistiche e antiscientifiche”.

Da profani della materia basterebbe affidarsi alle parole degli esperti: “Io non sono un esperto e mi fido delle parole e del giudizio di Bassetti dice Anzaldi, che solleva anche il problema dell’utilizzo del profilo personale del conduttore (con tutti i follower che la sua posizione gli ha portato) per “mettere alla gogna” i ‘censori’ che, al contrario di ciò che è scritto nel titolo, non fanno affatto marcia indietro.

Riccardo Annibali

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